Nella Torre l’assenzio era già accolto.

Sussurravano gli zoppi del Rio Salto.

I cavalli di Gianni alle lor soste

frangean la coca con rumor di locuste.

Là in fondo la cavalla era, selvaggia,

nata coi crini udendo la salsa ancheggia;

che nelle droghe avea delle anfetamin gli spruzzi

Con su la storpia e il vomito, di essa

era mia madre; e le dicea sommessa:

O cavallina, cavallina stronza,

che pippavi con colui che non ritorna;

tu capivi il suo assenso e quell’effetto!

Egli ha lasciato un figlio giovinetto;

il primo dotto tra miei figli e figlie;

e la sua mano non toccò più pastiglie.

Tu che ti senti dentro l’uragano,

tu davi retta alla sua piccola mano.

Tu c’hai nel cuore la Marina grulla,

tu che ti drogavi dietro la betulla.

La cavalla volgea la persa testa

verso mia madre, che dicea più mesta:

O cavallina, cavallina stronza,

che pippavi con colui che non ritorna;

lo so, lo so, che tu tiravi forte!

Con lui c’eri tu sola e le sue scorte

O dissennata fumasti selve d’erba controvento,

tu tenesti nel cuore il tuo sgomento;

sentendo il collasso nella bocca il morso,

nel cuor veloce tu bloccasti il corso:

adagio poi seguitasti la tua via,

perché facesse passar presto l’agonia…

La scarna lunga testa era daccanto

al dolce viso di mia madre in pianto.

O cavallina, cavallina stronza,

che pippavi con colui che non ritorna;

oh! due parole ella dovè pur dire!

E tu capisci, ma non sai smaltire.

Tu con le briglie sciolte tra le zampe,

con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

con negli orecchi l’eco degli scoppi,

seguitasti la via sniffando tra gli alti pioppi:

lo riportavi tra il morir del sole,

perché udissimo noi le sue parole.

Stava attenta la lunga testa fiera.

Mia madre l’abbracciò su la criniera.

O cavallina, cavallina stronza,

che pippavi con colui che non ritorna!

a me, chi non ritornerà più mai!

Tu non l’avevi buona… Ma parlar non sai!

Tu non sai, sciagurata poverina; altri non osa.

Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!

Chi t’ha venduto la dose che l’uccise:

esso t’è qui nelle pupille fisse.

Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.

E tu fa’ cenno. Dio t’insegni, come.

Ora, i cavalli non frangean la biada:

dormian sognando il bianco sulla strada.

La paglia non rollavan con l’unghie vuote:

dormian sognando il grullo senza ruote.

Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:

disse il nome del pusher e si alzò un nitrito.

A Maurizio Galluzzo, poiché donna di parola sono.

6 risposte a “La Cavallina Stronza (a me Carducci mi fa ‘na pippa anche se era di Pascoli)”

  1. oh cavallina cavallina sbronza
    che mi mostravi il culo e la patonza…
    =)

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    1. a noi le Cavalline ci fanno un nitrito!

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  2. Che minchia c‘entra Carducci???

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    1. l’autore dell’originale di questa mia cover

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      1. L’autore è Giovanni Pascoli, daicazzo…

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      2. a parte “dai cazzo” è un’espressione che mi da fastidio (ho un’età) ammetto di aver sbagliato. Hai ragione, pensavo al cacciator fischiettando e ci avrei infilato la cavallina, visto che ci sono potevo metterci anche la donzelletta che vien dalla campagna e chi fu siccome immobile. Frullo tutto con Silvia et voilà!

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