Agnese Venerdì

Agnese sembrava mentalmente lontana dalle macchine e dalle persone che le sfrecciavano attorno, sorrideva. I suoi occhi curiosi lanciavano sguardi a tutto e a tutti, la sua purezza metteva a disagio. Alcuni, sconvolti dalla sua serenità, le lanciavano improperi.
“Ma chi ti credi di essere eh?! Si vede che non ci hai proprio un cazzo da fare tu! Vergognati di sorridere.”
Ogni volta che qualcuno rispondeva ai suoi  sorrisi in malo modo lei scoppiava a ridere,  più rideva e più gli altri si arrabbiavano.
Era un venerdì sera di clacson arrabbiati e gente di corsa,  quando cominciò a piovere lei aprì il suo enorme ombrello arcobaleno e si mise a ballare fra le macchine in coda.
“Ma guardatela questa pazza! Qualcuno la fermi! Possibile che non si sia neanche un poliziotto?! Ma le pare normale mettersi a ballare in mezzo alle macchine?”
Agnese ballava e rideva, volteggiava inciampando sulle persone e sulle auto, brillava sugli umori neri.
“Signorina! Ma le sembra il caso di fare tutto questo casino? Non le basta il traffico?!”
Agnese ad un certo punto comincio anche a cantare, era stonatissima eppure ci metteva tutto il fiato che aveva in gola per intonare una strana melodia che parlava di catene e zombies.
“Ecco si è messa pure a cantare, come se tutta questa acqua non bastasse …”
Alcuni uomini infastiditi dalla sua vitalità cercarono di fermarla, ma più si avvicinavano più Agnese gridava forte la sua canzone, ad un certo punto, stretta fra i rabbiosi, alzò il suo ombrello e volò via.
Cercare di risvegliare quei morti inconsapevoli non le fu facile neanche quella volta. Sorridendo rientrò nella sua casa di cura ripromettendosi di riprovarci un altro venerdì.

Amore, crudele amore

“Allora signora, ci spieghi il motivo del suo gesto, perché ha ucciso brutalmente quell’uomo? Perché lo ha rapito e tenuto prigioniero per mesi? Non ha minimamente tenuto conto della sofferenza della sua famiglia, dei suoi affetti, non ha neanche pensato, per un solo attimo,  al danno che avrebbe provocato alla società privandola di un cittadino onesto e diligente sotto ogni aspetto. Ci dica: perché l’ha tenuto incatenato? Perché l’ha nutrito fino a farlo soffocare nel suo vomito? E perché proprio quell’uomo?”

 
“Perché l’amavo, volevo che fosse mio, volevo che dipendesse da me”

 
“E lei pensava veramente che agendo così potesse riuscire ad essere amata?”

 
“Io le avevo provate tutte, ero stata sua amica, sua complice, mi ero donata a lui esaudendo ogni sua richiesta, ma sembrava non bastasse mai  …  non ero mai sufficientemente adeguata alle sue richieste.”

 
“Quello che sta dicendo è pazzesco, non si può uccidere per un rifiuto”

 
“Non è che mi rifiutasse … almeno non del tutto e forse mi aveva anche amata in qualche modo … ma non totalmente come avrei voluto. Vede io desideravo essere il motivo principale della sua esistenza, volevo essere la sua vita …”

 
“Ed invece è stata la sua morte … ”

 
“Mi creda, non sono cattiva. Sa, al principio ero stata davvero fin troppo buona nei suoi confronti, come le dicevo avevo sempre assecondato ogni suo ordine, ogni suo desiderio. Avevo perfino modificato il mio carattere per lui, le mie aspirazioni, i miei pensieri, anche il mio corpo. Ad un certo punto, e non ho mai capito il perché, la situazione era diventata davvero assurda, più accontentavo ogni suo capriccio e più sembrava allontanarsi …  Piano piano aveva iniziato a rimandare ogni nostro incontro adducendo le motivazioni più improbabili, poi prese a non rispondere più al telefono, né alle email. Ero terrorizzata al pensiero di non poterlo più avere … l’amore, il nostro amore, stava svanendo senza che io potessi farci nulla  … ero disperata, lo può capire vero?”


“E per questa ragione, per questa stupida ragione lei l’ha seviziato e ucciso, dico ma si rende conto dell’orrore delle sue azioni? Adesso lei passerà il resto della sua vita in prigione, è consapevole almeno di questo?”

 
“Si, ma che ne è valsa la pena … sa negli ultimi giorni era diventato docile e affettuoso, io gli parlavo e lui ripeteva di continuo il mio nome …. sentire la sua voce, sentire il suo disperato richiamo, le sue suppliche, riconoscere quanto lui avesse bisogno di me mi ha reso felice … e questo mi  basta”

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