Sta facendo scalpore, in questo tranquillissimo periodo per l’umanità, il nuovo spot della Nuvenia “Viva la Vulva!”
Ci sembra giusto preoccuparci, fra una pandemia, le guerre, gli attentati, povertà e discriminazioni sempre più crescenti, di non nominare mai la vulva invano, anche quando si parla di un qualcosa che con la vulva ha molto a che fare.
Già pronunciare “ciclo mestruale” è ancora oggi, per troppe persone, un tabù. Faccio un passo indietro, a titolo informativo questo mio blog originariamente si chiamava “Mini racconti cinici di una donna in sindrome premestruale”, ho dovuto asportare una buona parte del titolo dopo che a me avevano asportato l’utero con gli annessi e i connessi, per cui non aveva più senso chiamarlo così.
Ma torniamo alla vulva e al mondo che gira intorno ad essa, per quanto riguarda il mondo che vorrebbe girare dentro essa parleremo più avanti.
Che io ricordi di vulva, patonza, va gina vai! ecc. negli spot non si è mai parlato direttamente, ma si è sempre rifatto riferimento ad altro, per esempio nelle pubblicità dei detergenti abbiamo sentito dire: “Mamma ho un bruciore … intimo” oppure “Nel mio intimo c’è Chilly!”.
Intimità, come un qualcosa di segreto, nascosto, perché?
Riguardo gli spot sugli assorbenti si è sempre parlato di confort, della qualità dell’invisibilità (strano che la Marvel non abbia mai sfruttato questo), della leggerezza nell’affrontare la vita in quel periodo nonostante che per molte siano proprio giorni di merda. Si usa poco la parola mestruazione, vulva da che io ricordi è un termine mai usato nelle pubblicità, d’altronde neanche pene viene mai indicato. Se gli uomini rivendicassero orgogliosamente le loro parti anatomiche parlando di prostatite vivremmo tutti un un mondo migliore.
Ma torniamo alle réclame sul tema, in queste vengono rappresentate donne normopeso, molto carine, tipe che non hanno quell’aspetto da diavolo della Tasmania con la verve dell’Ofelia di Millais che avevo io durante “quei giorni”. Sono sempre brave cittine, che siano scienziate fichissime vestite di bianco o ballerine, oppure paracadutiste vivono il ciclo, senza mai nominare la loro patonza, come nulla fosse.
La Nuvenia col suo nuovo spot ha fatto centro, bene o male molti ne parlano. Nello spot si vedono oggetti che alludono alla vagina, donne normali e si mostra un assorbente macchiato di mestruo, non come fosse una tragedia epica, ma per quello che è: una cosa del tutto normale. Molte persone, soprattutto tantissime donne, si sono scandalizzate trovando lo spot volgare, io di volgare non vedo proprio niente, mi è piaciuta anche la scelta musicale.
Si fa fatica a usare parole come mestruazioni e vagina, si fa fatica a dare spazio alle immagini che appartengono al nostro essere, alla nostra quotidianità. Dovremmo riflettere sul perché ancora adesso, nel 2020 sia così.

Peraltro vorrei concludere questo mio post, con la finezza che mi contraddistingue, con un vecchio adagio:
“W la fica e che Dio la benedica!”