Adriana Green

Sono partita da un orto e un sorriso per arrivare dove sono ora. Non è stato facile, e non lo è nemmeno adesso. Ma non puoi fermare la macchina quando hai un’intera platea che si nutre di te, dei tuoi successi e persino delle tue lacrime.
Il mondo degli influencer è spietato: devi sempre essere un passo avanti, sempre la versione migliore di te stessa. Genuinità, semplicità, spontaneità? Cazzate. È tutto costruito, ogni singola scena, ogni singola foto. La gente non cerca autenticità, cerca l’illusione di essa. E io gliela offro, magistralmente.
Dai giorni in cui fingevo di coltivare zucchine all’idea geniale di lanciare Green&Young, ho sempre saputo che per restare rilevante devi reinventarti continuamente. I social non ti perdonano se resti ferma. Quando la cucina e i rimedi naturali hanno iniziato a stancare, sono passata alla bellezza. Poi, grazie alla pandemia, ho trovato l’idea perfetta: cucinare manicaretti – sempre per finta, ovviamente – mentre raccontavo storie di true crime. Un successo clamoroso, tanto che anche le sciacquette invidiose hanno cercato di copiarmi.
Ma il pubblico ha fame di novità. Così, per mantenere alta l’attenzione, mi sono sposata con il candidato ideale per il mio brand e sono rimasta incinta.
Ho investito molto in me, nella mia immagine, nella famiglia che ho costruito.Quindici anni di duro lavoro, quindici anni in cui la mia vita è stata esposta al pubblico come carne sul banco di una macelleria.
Voi pensate che sia facile mostrarsi sempre al meglio fisicamente, anche quando piangi? La gente normale ha orari di lavoro normali e, dopo i compiti svolti, ha tempo libero. Io, invece, non posso permettermelo. La concorrenza è feroce e corre alla velocità della luce. Ho condiviso le mie malattie, i miei amori, i miei successi e le invidie delle colleghe ogni santo giorno. Ma, nonostante la mia dedizione, ho rischiato più volte di diventare una tra le tante.
Poi, fortunatamente, è arrivata la pandemia che ha costretto tutti a stare a casa nel 2020. Certo, ci sono stati morti e molte relazioni distrutte a causa della polemica sul vaccino, ma io ho trovato un modo per aumentare la mia visibilità. Le persone, chiuse in casa, si sono riversate nella rete e io ho avuto un’intuizione geniale: cucinare manicaretti mentre raccontavo succulente storie di true crime. Geniale, vero? Una formula del genere ha subito attirato un incredibile numero di follower e, naturalmente, anche di sciacquette invidiose che cercavano di imitarmi.
Per molto tempo è andata bene, ma la gente, come un vampiro assetato di sangue, ha sempre fame di novità. Ecco perché decisi di rimanere incinta. Ma, ancor prima di lavorare sulle immagini che mi ritraevano con il mio futuro sposo, mi ero già trovata un compagno che fosse un buon investimento in termini d’immagine.
Poi sono arrivate le stories: vacanze, cene, la proposta al mare al tramonto con lui in ginocchio. Ecco, quella l’abbiamo dovuta girare un sacco di volte, perché lui aveva qualche problema ai legamenti e faceva le bizze in quella posizione. C’è stato il matrimonio, ripreso minuto per minuto. Anzi, ho condiviso online solo il meglio del mio matrimonio, tagliando via le persone vecchie e quelle grasse che avrebbero potuto rovinare il perfetto stile delle mie immagini. Ma i sacrifici non erano finiti: ho dovuto fare non so quante volte sesso prima di rimanere incinta. E vi giuro, con quell’uomo che ho sposato non è facile, e non solo per i suoi problemi ai legamenti.
Ogni foto che mi ritraeva seduta sul wc, dopo aver fatto la pipì sul test di gravidanza, era il risultato di un interminabile lavoro di squadra: in alcune dovevo apparire con lacrime di tristezza per i risultati negativi, in altre con lacrime di gioia per il test positivo. Trovare la giusta espressività non è facile come sembra.

E poi, la gravidanza: ogni giorno a fotografare la mia pancia, attenta alle smagliature e a non mettere su troppo peso. Il travaglio, il parto, le poppate… un lavoro immenso di video e foto, perché, diciamocelo, mio figlio alla nascita era bruttarello e l’editing ha richiesto uno sforzo non indifferente. L’alternanza tra influencer e content creator non è un gioco da ragazzi; campare di ADV non è semplice. Gian Patrizio, questo è il nome di mio figlio, mi ha dato una nuova giovinezza lavorativa: i prodotti per mamme e bambini erano richiestissimi. Pannolini, vestitini, pappe, vacanze in famiglia e non solo, tutto a spese delle aziende. Avevo passato un periodo bellissimo, anche se mio figlio, forse, ne aveva un po’ sofferto nel vedersi additato come il bambino della pupù nel vasino, anche quando era più grandicello. Ma i sacrifici per la famiglia non potevo farli solo io.
Il problema è che adesso è cresciuto e non solo devo tenermelo, ma anche mantenerlo. Non ho più l’età per farmene un altro, ma soprattutto il trend mamme-bambini è in calo, così come ciò che riguarda la cucina e il true crime. Devo reinventarmi. Prima di lanciarmi sulla linea menopausa, mi sa che accetterò la proposta di partecipazione a quel reality dove i VIP dovranno sfidarsi a suon di prove su un’isola sperduta in qualche mare, sperando che non sia vicino alle isole dove sbarcano i migranti. Un’occasione che potrà ridarmi luce e tenermi lontana da casa, da Gian Patrizio e da quella palla di marito che mi sono presa… 

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