Molto liberamente ispirato da White sea dei Not my value

“Se la rincorri prima o poi la prendi, o ti fai prendere, è la stessa cosa.
Passi veloce da un mondo a un altro, cerchi di avanzare verso un sole bianco che, illuminandola, nasconde la meta. Se la raggiungi ti fai del male, se non la raggiungi ti fai del male.”

Così Marina pensava mentre faceva e disfaceva i suoi castelli mentali, architettati in uno stile fra l’industriale e il gotico, un gran casino insomma.
Una delle tante voci dei suoi gargoyle la incitava a cercare, un’altra le diceva di vivere il presente. Poi c’era chi le diceva che il presente è uno schifo, chi invece le consigliava di dormire, drogarsi, bere, staccare. Ma Marina era in gioco e non voleva mollare la presa; voleva arrivare oltre, voleva immergersi dentro quel bianco sole, placare e perché no dissolvere, tutte quelle voci.

“Passo veloce da un mondo a un altro, se sto ferma mi faccio del male e probabilmente mi farò del male se lo raggiungo, se lo raggiungo.”

Un infinito gioco dell’oca senza premi. Avrebbe potuto scegliere il Monopoli e avanzare qualche pretesa d’affitto, e invece niente.
“Corri Marina, corri” si diceva mentre si affannava a pulire la casa, sistemarsi un po’ alla meglio per andare al lavoro, prendere il bus e ripetere meccanicamente quelle azioni quotidiane che questo livello terrestre le concedeva, il livello trappola come lei lo chiamava. Sapeva che, se voleva passare oltre, doveva comunque fare buon viso a cattivo gioco; è la vita, la vita che fra tutte non aveva voluto immaginare, ma che si ritrovava.

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