Avranno mai avuto vent’anni quelli lì? Non parlo di età anagrafica, ma di quella sorta di brillantezza che solo chi ha davvero vent’anni possiede, e non è detto che capiti a tutti. Mi piacerebbe dire che non rimpiango il tempo perduto, ma un po’ lo rimpiango. Avrei fatto altre scelte, come tutti quegli intelligentoni del senno di poi, partito fra i più consistenti al mondo, fra l’altro. Potevo avere una vita diversa e chi lo sa? Onestamente, crogiolarmi nel passato non mi sembra la scelta migliore, viste le mie scarse energie fisiche e, soprattutto, mentali.
Però ai vent’anni ci si penso sempre e quando ci penso mi risuona nelle orecchie, non l’omonima canzone dei Måneskin, ma questo gran bel pezzo vintage perché sono una fottutissima fan del trapassato remoto.
Vent’anni sono la piena potenzialità, l’attimo in cui spicchi il volo, la bellezza di un futuro tutto da costruire, lotte comprese. Sarà che mia figlia ha vent’anni e tanti ideali, come li avevo io. E questo, data anche la mia vicinanza alla linea di bordo, mi commuove e mi emoziona, che poi è la stessa cosa, forse.
Insomma, i vent’anni sono il momento più bello della vita, se hai un tetto sicuro, il cibo e buone relazioni umane. La brillantezza negli occhi, nella pelle, nella voce, nelle intenzioni. Ma poi ci penso e mi chiedo se tutti, questi benedetti vent’anni, li abbiamo avuti. Se alcuni ventenni di oggi abbiano veramente vent’anni. E allora qualche dubbio mi prende.
Non vorrei scomodare Lee Masters, De André e Barbero, anche se li ho scomodati spesso. Ma nelle loro opere ci hanno sempre ricordato che i vizi e le virtù dell’umanità sono sempre stati gli stessi, e che l’unico che vent’anni li ha avuti tutta la vita è stato il suonatore Jones.
Siamo in un’epoca in cui la Carne – che è anche il titolo della mia piccola opera pubblicata in questo blog – è esposta più che mai, grazie ai nuovi media. La ciccia così mostrata ingrassa l’ego di chi ne aveva già a sproposito e fa sprofondare, con il rischio di disintegrarla completamente, chi ha poca autostima. Per i giovani di oggi avere vent’anni è più dura; eppure, la loro lucentezza resiste, ed è bella quanto lo era la mia, anzi, molto di più. La mia, del resto, era quella di una divertente cazzona che, con gli amici, di notte si dirigeva verso la costa toscana per vedere l’alba sul mare, salvo poi realizzare puntualmente che sul Tirreno andava in scena il grande spettacolo del tramonto, e che avremmo dovuto andare da tutt’altra parte per vedere il sole sorgere. Quella stessa cazzona che, sempre con gli amici, d’estate si fermava puntualmente sotto il cartello La California, sognando di essere davvero nella West Coast statunitense, invece che nell’unica “west coast” toscana, a due passi da Bibbona.
Io vorrei vedere più sguardi luminosi in giro, anche sui social. Vorrei non vedere più tutta questa carne in vendita al miglior offerente per denaro o per le visualizzazioni. E vorrei che anche l’età matura, per non dire la vecchianza, fosse davvero vissuta come una fase naturale, non come un qualcosa da nascondere. Lasciamo i giovani a fare i giovani: cazzo ce ne fotte di rincorrere i vent’anni se non per lacrimose nostalgie da Luci a San Siro?
… Ma dammi indietro la mia seicento I miei vent’anni ed una ragazza che tu sai Milano scusa, stavo scherzando Luci a San Siro non ne accenderanno più
Mi viene il dubbio che i repressori, i giudicanti e gli atleti della performance fisica e mentale, di ieri e di oggi, non si ricordino più dei vent’anni, o forse non li hanno mai avuti. Quanto mi dispiace per loro.
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