Balzella, libellula liberata nei prati,
salta di fiore in fiore, spargi il tuo polline.
Succhia linfa vitale e svanisci.
Spiega per l’ultima volta le tue ali trasparenti,
forma geometrie invisibili e lasciati prendere nella rete.
Il tuo ciclo è finito, il mio deve ancora iniziare.
Hilde rubava il miele nella notte mentre le sue api dormivano. Avrebbe potuto farlo benissimo di giorno, quando gli altri erano lontani, effettivamente questo era del tutto indifferente alle inquiline dell’alveare. Ma volete mettere quanto fosse più gustoso il miele rubato nell’oscurità?
Il fratello ghiro lo sapeva. Sonnecchiava o faceva finta di farlo; anche per lui la questione era irrilevante.
L’imperatrice delle api, regina del suo regno — o almeno così le piaceva sentirsi — agiva in silenzio, per non disturbare il canto dei grilli e quello delle cicale ritardatarie, che ancora confondevano l’alba con il tramonto.
Hilde, al contrario della sua pigra figura, non dormiva mai, pur sognando di continuo. Si apriva nella sua piccola mente a mondi fantastici, in cui veniva desiderata come il miele.
Amava essere amata nel suo regno come chi esercita il pensiero fra sinapsi e vorticosi marchingegni mentali, quale creatura non ama essere amata?
La sua prestanza massiccia, la bocca avida segnata dal tempo, nascondevano una creatura sensuale, un mondo tutto da leccare, tutto da sentire sciogliersi in bocca, lasciando un buon sapore.
Poteva stare ore a leccarsi le dita ruvide, assaporando il miele con una lentezza quasi ipnotica, sognando di giacere con qualche giovane che si aggirava furtivo e affamato in quella steppa che alcuni osavano chiamare foresta.
Era stata madre, forse anche compagna. Aveva lasciato tutto e tutti andare via lontano da lei, senza alcun rimorso di un ricordo. La sua natura mal coincideva col rimpianto. Eppure sentiva ancora dentro di sé il fuoco della passione ardere, e il miele poteva essere un’allettante attrattiva.
Doveva sbrigarsi, perché qualcuno poteva svegliarsi e interrompere forse un futuro momento di godimento che avrebbe anticipato un piacere insperato fatto di amore selvaggio.
Sarebbe stato bello abbandonarsi a lunghi preliminari, sottomettersi, concedersi del tutto. Si vedeva inizialmente in piedi, per poi scivolare sotto il maschio, mentre quest’ultimo le mordeva gli arti posteriori o il collo. Le piaceva essere presa e sapeva come richiamare l’attenzione su di sè. E anche se il maschio di turno era lento o mostrava poco interesse, bastava fingere di liberarsi perché lui la prendesse ancora con più forza. L’audacia era uno stimolo enorme per non iniziare una lotta giocosa. Lo aveva fatto nel passato e se ci fosse stata una ghiotta occasione, lo avrebbe fatto ancora quella notte, nonostante la sua età.
La natura tutto regola, ma stare in un confine troppo stretto, non aveva mai fatto per lei.
Le orse sono tra gli animali con il più basso tasso riproduttivo. Hilde aveva già dato quel che poteva dare, quel miele rubato poteva ancora ingannare.

Lascia un commento