La parola io
È un’idea che si fa strada a poco a poco
Nel bambino suona dolce come un’eco
È una spinta per tentare i primi passi
Verso un’intima certezza di sé stessi
La parola io
Con il tempo assume un tono più preciso
Qualche volta rischia di esser fastidioso
Ma è anche il segno di una logica infantile
È un peccato ricorrente ma veniale
Io, io, io
Ancora io
Ma il vizio dell’adolescente
Non si cancella con l’età
E negli adulti stranamente
Diventa più allarmante e cresce
La parola io
È uno strano grido
Che nasconde invano
La paura di non essere nessuno
È un bisogno esagerato
E un po’ morboso
È l’immagine struggente del Narciso
Io, io, io
E ancora io
Io che non sono nato
Per restare per sempre confuso nell’anonimato
Io mi faccio avanti
Non sopporto l’idea di sentirmi un numero fra tanti
Ogni giorno mi espando
Io posso essere il centro del mondo
Io sono sempre presente
Son disposto a qualsiasi bassezza per sentirmi importante
Devo fare presto
Esaltato da questa mania di affermarmi a ogni costo
Mi inflaziono, mi svendo
Io voglio essere il centro del mondo
Io non rispetto nessuno
Se mi serve posso anche far finta di essere buono
Devo dominare
Sono un essere senza ideali assetato di potere
Sono io che comando
Io devo essere il centro del mondo
Io vanitoso, presuntuoso
Esibizionista, borioso, tronfio
Io superbo, megalomane, sbruffone
Avido e invadente
Disgustoso, arrogante, prepotente
Io, soltanto io
Ovunque io
La parola io
Questo dolce monosillabo innocente
È fatale che diventi dilagante
Nella logica del mondo occidentale
Forse è l’ultimo peccato originale
Io

Devo ringraziare il Maestro Franco Battiato per aver colto, tra i suoi fiori, questo meraviglioso brano di Giorgio Gaber, un autore che, ammetto, merita da parte mia un ascolto più approfondito di quanto abbia fatto fino a oggi.

Il testo è un manifesto: questa canzone andrebbe non solo studiata nelle scuole, ma tenuta presente in ogni casa, in ogni luogo pubblico, in ogni studio medico (specie in quelli degli psicologi), in ogni mente.

Non aggiungerò altre descrizioni alla parola “io”: Gaber lo ha fatto in modo magistrale. Resta solo in me l’amara consapevolezza, visto il periodo attuale, che rischiamo di estinguerci, poiché:

“Questo dolce monosillabo innocente
È purtroppo divenuto dilagante
Nella logica del mondo occidentale.”

Buon ascolto.

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