Il primo momento in cui ho sentito il suo sapore non ero tanto convinta se mi piacesse o meno. Ho continuato a leccarlo pazientemente senza aspettarmi niente. Via via che la mia lingua percorreva la sua consistenza sentivo che ci stavo prendendo gusto. Desideravo arrivare in fondo, scoprire il più possibile la sua essenza. Un po’ mi vergognavo di essere così famelica. Ad un certo punto, come in trance, ho smesso di pensare a quello che sarebbe successo, alle conseguenze della mia ingordigia e lo leccavo in tutti i modi e con la bocca lo succhiavo avidamente. Non m’importava di esser vista e giudicata da occhi indiscreti, volevo che quel momento non avesse mai fine, impazzivo dal desiderio. Era un piacere per i miei sensi, qualcosa di diverso, leccavo e succhiavo con tutta me stessa. Ad un certo punto mi accorsi che alcune sue gocce stavano scivolando dalle mie labbra lungo il mio seno. Ero imbarazzata perché dovevo uscire e non avrei avuto modo di cambiarmi quella sera, come avrei potuto spiegare ad altri di essere stata preda di quel desiderio smodato? Mi pulii alla bene meglio, ma volevo tenermi ancora in bocca quel suo sapore. Uscii da quel luogo di perdizione e mi avviai verso il mio uomo ignaro della mia malefatta. Ma, ovviamente, prima pagai il conto. Non avevo mai mangiato il gelato del Verroti a Empoli, mi ero sporcata la camicetta, ma ne era valsa la pena.
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