Avevo fame, desideravo il tuo corpo, volevo assaporarti, sentirti parte di me.
Desideravo bere,avevo la sete ottenebrata di chi vaga da ore nel deserto ormai preda di miraggi e colpi di sole.
Volevo respirarti, affondare le mie narici per godere del tuo odore.
Volevo toccarti, le mie dita anelavano la tua entità.
Poi ti ho goduto ed è stato sublime.
–
Adesso devo elaborare quel che è stato.
Pensare che le mie mani non potranno più brandirti.
Rendermi conto che non mi rimane neanche più il tuo odore.
Sentire che dentro di me non c’è ormai più nulla riconducibile a te.
Realizzare che nella mia bocca ormai non vi è alcun ricordo della tua essenza.
(Malgrado tutto non ho rimpianti e sono orgogliosa di quello che i miei sensi e il mio corpo riescono ancora ad elaborare perché essere ancora capaci, nonostante le mie esperienze e la mia età, di digerire un’intera ’nduja di Spilinga affogata in mezzo litro di Primitivo non è impresa da tutti, yeah!)
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