“Piove, ancora una volta.”
Ho trattenuto a lungo le mie lacrime, mi dicevo che non dovevo più essere paranoica, che sarebbe andata bene, almeno questa volta. Avevo sempre fatto di tutto per te. Guardo ancora le ultime parole che mi avevi mandato in un messaggio. Avevi scritto: “Ci sentiamo domani” e non ti ho più sentito. Pensa, per essere sicura di non avere io qualche problema sono pure andata all’Amplifon ma il mio udito è ok, non dipende da me. Ti ho cercato, ti ho chiamato mille volte, ma il tuo cellulare era sempre irraggiungibile, forse spento. Ho pensato che forse avevi cambiato il telefono, che eri stato costretto a cambiare numero. Sono stata sotto casa tua, non c’era la tua macchina. Dove avevi parcheggiato? Ho considerato che potevi aver avuto un incidente, ho chiamato tutti gli ospedali della zona, ma non sono riuscita a trovarti. Ho percorso a piedi i bordi delle autostrade e delle statali, potevi essere rifinito in un burrone, che so in una scarpata. Sai che detesto essere ossessiva, ma ho davvero avuto una gran paura. Ho passato in rassegna gli obitori. Sai quanto avevo cercato di essere positiva, di credere che davvero, se avessi dimenticato ogni mia angoscia, sarebbe filato tutto liscio, ma non riuscivo a trovarti. Mi sono anche detta che forse eri stato costretto ad entrare in un programma protezione testimoni, sono stata alla polizia, ho cercato di contattare la Cia, l’Interpol, la FBI, anche il KGB e la Stasi perché sai quanto io sia terribilmente nostalgica. Non volevo certo avvelenare il nostro rapporto con le mie inquietudini, ma come potevo stare tranquilla non trovandoti? Avevamo dei progetti, avevo risparmiato tantissimo per poterci permettere una casa come avevi sempre desiderato, ci saremmo sposati, avevo già trovato un acquirente per il rene che avrei venduto per comprare quel mega schermo al plasma con l’home theater che tanto ti piaceva. Capisci? Eri sparito da ben 6 ore e non riuscivo a farmene una ragione.
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