In occasione della prossima Giornata Internazionale della Donna, avrei voluto scrivere qua di cantautrici. Avevo anche iniziato una piccola ricerca per il mio compito, ma mi sono presto resa conto che il tema poteva risultare ostico.
Non perché manchino cantautrici; diciamo che, specialmente nei paesi anglosassoni, figure come Nina Simone, Joni Mitchell, Kate Bush, Annie Lennox, Amy Winehouse, sono riconosciute come talenti e molto probabilmente avranno incontrato meno difficoltà per emergere, rispetto alle cantautrici italiane, sia a livello locale che a livello internazionale.
A proposito, potreste citarmi almeno 5 di nomi di cantautrici italiane?
Chissà perché è così difficile…
Nella mia breve esplorazione del mondo delle autrici nostrane, ho riscontrato non poche difficoltà a trovare nomi che si adattassero alla nostra concezione di cantautorato. Se pensiamo a tempi ancora più remoti, anche nella musica classica ci vengono in mente pochi nomi di donne compositrici, eccezion fatta forse per Maria Anna Mozart. Eppure, nel corso dei secoli, ci sono state compositrici di talento, documentate a partire dal ‘500 fino ai giorni nostri. La storia che abbiamo appreso dai libri e dal contesto sociale in cui viviamo sembra averle volute tenere nascoste, privandoci della gioia di apprezzare i talenti femminili in ogni campo artistico e non solo. Chissà perché…
Possiamo però oggi, grazie alla rete e alla condivisione, andare a ricercare e diffondere talenti, godere dei preziosi regali che queste artiste hanno lasciato.
Mi sono quindi messa a pensare alla rappresentazione della donna nella canzone italiana. Sempre grazie alle mie ricerche su Google, mi sono imbattuta in due libri: “Donna Canzonata” di Meri Franco-Lao e “Maschilismo Orecchiabile” di Riccardo Burgazzi.
Meri Franco-Lao è stata una sperimentatrice, scrittrice, musicista e divulgatrice, ha vinto un premio Tenco per il suo impegno nel diffondere la musica sudamericana. Ha condiviso progetti, passioni e visioni di un futuro possibile con Pablo Neruda, Violetta Parra, Julian Beck, Luigi Nono, Umberto Eco, Pina Bausch, Rafael Alberti, Astor Piazzolla, Chico Buarque, Daniel Viglietti, Ataualpa Yupanqui, Reynaldo Gonzales e Marta Argherich.
Ancora una volta, se non fosse stato per le mie ricerche, non avrei saputo nulla di questa importante figura del nostro paese.
Nel 1979, Mari Franco-Lao scrisse questa divertente “indagine sconsolata ed esilarante sulla donna nella canzone italiana”, un’antologia buffarda di 80 anni di cattivo gusto e di umorismo involontario.
Bene, direte voi miei piccoli lettori, il libro si ferma al 1979 (solo due anni prima era stato abolito il “delitto d’onore”), sono passati 45 anni, le cose sono cambiate, no?
Uhm, sì, un po’ sono cambiate, ma non moltissimo. Tant’è che il libro del filologo Riccardo Burgazzi, classe 1988, è del 2021.

Nessuno mi può giudicare
La musica pop è invadente, volenti o nolenti, ce la ritroviamo in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi (cit). È musica leggera, anzi leggerissima, e come tale vola ovunque portandosi però, come fanno le spore e il polline, messaggi che sono troppo spesso avvilenti per la donna, messaggi di cui siamo inconsapevoli, ma che ci entrano dentro permeando il nostro sentire comune.
Per carità, anche all’uomo che non deve chiedere mai viene dato un carico non lieve, ma è sempre la donna che ne esce decisamente in maniera peggiore.
Vorrei quindi aprire con voi un piccolo spiraglio sulla rappresentazione della donna attraverso l’italica canzon.
La donna angelicata
Ancor prima prima della storia del pop ci avevano pensato i passati canzonieri a descrivere la donna come non soggetto pensante, ma oggetto etereo di bellezza extraterrena.
Margherita di Cocciante poteva mai essere un Margherito?
Non so se avete presente il testo, cercherò di riassumerlo in stile AccorciaBro:
“In pratica il lui, re dei sottoni, farebbe di tutto per questa mistica creaturina, perfino una convocazione di amanti che vanno a colorare i muri, a creare la Primavera (anche fuori stagione) perché lei ama i colooori e poii salgono sul nel cielo, rubano una stella perché Margherita è buona perché Margherita è bella, perché Margherita è tutto ed è lei “la sua” pazzia, Margherita Margherita Margherita adesso è sua. Tiè!” (tempo risparmiato 4 minuti)
Quindi Margherita è sua, altro che senso del possesso che fu prealessandrino!
Margherita personalmente mi sta sul culo, perché questa figura così bella e irreale ha accompagnato la mia infanzia, fa parte delle milioni di cose che arrivano e che ti fanno credere ad amori illusori, per niente sani. Margherita ti fa sentire che tu non sarai mai neanche lontanamente vicina a tal figura angelicata, ma per fortuna ci ha sempre pensato Cocciante a smontare il mito dell’uomo premuroso con il suo:
“Adesso siediti su quella seggiola,
stavolta ascoltami senza interrompere ..
Vivere insieme a te è stato inutile, tutto senz’allegria, senza una lacrima …
Adesso spogliati, come sai fare tu, ma non non illuderti io non ci casco più
Tu mi rimpiangerai
Bella senz’anima”
Un trattato sull’amore tossico in pratica dove fra le tantissime cose discutibili si evince come la donna, con anima o senza, dev’essere Comunque bella.
A proposito di donna angelicata, mi ritorna in mente un angelo caduto in volo:
L’ammaliatrice
Ecco, la donna può essere sia un angelo che un essere diaboloco, specie quando la donna seduce anche uomini sposati. OH MY GOD!
Ma ovviamente come si fa a resistere ad una tipa un po’ Circe e un po’ Penelope che ti dice: “Ho sciolto tutti i capelli giù e ho il profumo che mi hai dato tu!”
La colpa di un tradimento è storicamente della donna che seduce ed essendo l’uomo cacciatore la preda deve prenderla, specie quando gli viene servita fresca fresca su un banco. Se poi la moglie a casa qualche sospetto lo ha tanto ti dice “Non succederà più che torni alle 3 e mio mi addormento senza te. Eppure lo sai che ho tanto bisogno di amore”. Poeradonna.
Ora, a parti invertite, ve lo immaginate un uomo che con voce languida ti dice al telefono “Ho sciolto tutti i capelli giù …” e se poi è calvo?!
Come tu mi vuoi, tanto ti aspetto: La Penelope
Nelle canzoni, ma ahinoi anche nella vita reale, spesso siamo imprigionati in canoni fisici e caratteriali (cit il mio libro mai uscito “1000 e 101 modi per sentirsi inadeguati”). Succede anche in amore, anche se è innaturale: io non sono come tu mi vuoi (ergo, oggetto che piace e dà piacere), ma proprio perché sono così come sono, dovrei piacerti o non piacerti indipendentemente da quello che faccio, da quanto tempo sto ad aspettarti.
La Penelope è un tema ricorrente, da Non ho l’età di Cinquettiana memoria con: “Lascia che io viva un amore romantico
Nell’attesa che venga quel giorno
Ma ora no, non ho l’età”
a Laura Pausini:
“Non è possibile dividere la vita di noi due
Ti prego aspettami amore mio, ma illuderti non so”
Insomma, fin dall’adolescenza molte canzoni insegnano che la gentil pulzella è destinata ad aspettar.
La tradita che si fa saggia
Non so se conoscete questa canzone che parla di una donna giovane che prende il posto di una donna più grande nel c… cuore di un uomo.
E che fa la donna più matura in questo caso? S’incazza? No, le spiega gli uomini che son tanto fragili da maneggiar con cura, fatti di briciole tenute su a suon di orgoglio e poi che possono essere dolcissimi e, incredibile ma vero, possono pure avere un’anima.
Il tradimento nelle canzoni è spesso colpa della donna ammaliatrice, o della donna che invecchia, della dona meno attraente, mentre se un uomo tradisce tradisce a metà e ti dice pure: “Se mi lasci non vale!”.
Quindi l’uomo non può essere lasciato, ma nel “malaugurato caso” che accada per sua fortuna arriva sempre un angelo a dirgli: “Comprami“.
PS dalla canzone si evince che lui, per usare un eufemismo, tanto affascinate non è.
Lella e le altre vittime
Ci sono tante canzoni che narrano di fatti tremendi condititi da un perverso romanticismo, questa canzone parla di un femminicidio. Ero piccola quando uscì questo disco, questo brano lo sentivamo per radio e per televisione e solo molto più tardi ho capito di cosa parlava e quando l’ho capito ho provato un brivido.
Molti brani, anche estremamamente orecchiabili, contengono significati malati, Ti predendo di Raf e un manuale pratico di stalking, come Every breath you take dei Police:
Ogni respiro che prendi
Ogni movimento che fai
Ogni legame che rompi
Ogni passo che fai
Io starò a guardarti.
Ogni singolo giorno
Ogni parola che dici
Ogni gioco che fai
Ogni notte che rimani
Io starò a guardarti.
Oh non riesci a vedere
Che mi appartieni?
Quanto soffre il mio povero
cuore ad ogni passo che fai.
Una delle canzoni più scioccanti che racconta di un altro femminicidio appartiene ad un autore che amo molto, il brano è Quando c’era il mare di Sergio Endrigo, ancora una volta la violenza viene condita da un malato romanticismo.
L’appartenere, l’essere sua, perché ci esprimiamo con questi termini e sentiamo giusto sentirsi cosa altrui? Appare forse meno romantico dire, sto bene con te, stiamo insieme, che io e te siamo una cosa sola? Quanto del nostro sentire in realtà nasconde insicurezze? Quanto ci sentiamo meno completi se non abbiamo un rapporto sentimentale?
Ti amo da morire, ma perché essere così estremi? Ti amo fino a che dura ecchezzazzo, un po’ di sano pragmatismo che egoismo non è, ma soprattutto un po’ di amor proprio come c’insegna Loredana Bertè in sono Pazza di me.
Per fortuna ci salva l’ironia e sul bene da morire nel 1964 ci ha amabilmente scherzato il Quartetto Cetra.
Molte canzoni, anche le più popolari, rilasciano messaggi che riletti col senno di poi sono davvero inquietanti.
Cuore matto è uscita un anno prima della mia nascita, è così leggera che può far male:
“Un cuore matto, che ti segue ancora
E giorno e notte pensa solo a te (STALKING)
E non riesco a fargli mai capire
Che tu vuoi bene a un altro e non a me (NON ACCETTAZIONE DELLA FINE DI UNA STORIA)
Un cuore matto, matto da legare
Che crede ancora che tu pensi a me
Non è convinto che sei andata via
Che m’hai lasciato e non ritornerai (COME SOPRA)
Dimmi la verità, la verità (dimmi la verità, la verità) (INSISTENZA)
E forse capirà, capirà (e forse capirà, capirà)
Perché la verità, tu non l’hai detta mai (COLPEVOLIZZARE CHI HA DECISO DI CHIURE LA STORIA)
Un cuore matto, che ti vuole bene
E ti perdona tutto quel che fai
Ma prima o poi, tu sai che guarirà
Lo perderai, così lo perderai” (CERCARE DI FARE LEVA SUI SENSI DI COLPA DELLA EX).
Conclusioni
Come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa. “Le parole sono importanti” quindi mi sono ripromessa di fare più caso alle parole delle canzoni italiane di ieri e di oggi.
Per fortuna riconosco che oggigiorno ci sono molte giovani autrici che lanciano messaggi di empower girl, la prima che mi viene in mente è Big Mama, se ci fosse stata un’artista come lei nella mia adolescenza mi sarei sentita sicuramente meno complessata.
Per fortuna ci evolviamo, anche se pare che con l’avvento della trap pare che la figura della donna non ne esca tanto meglio.
In conclusione c’invito a fare un tuffo nella parte davvero leggera del pop e vi lascio alle sagge parole della stella più brillante di tutte che ci diceva:
“Com’è bello far l’amore da trieste in giù
L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu
E se ti lascia lo sai che si fa
Trovi un altro più bello
Che problemi non ha”.
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