L’orchidea avrebbe bisogno di un po’ più d’attenzione, ma cosa pretendere da te che neanche ti strucchi prima di andare a dormire? Mi stupisce che tu continui a comprare piante che poi non curi a sufficienza. Dov’è il tuo amore per loro? Dov’è il tuo amor proprio? Sveglia! Non puoi continuare a vivere in questo mondo se non lo mordi, non lo mastichi, non lo risputi.
Ti hanno offesa? Povera cocca, se non hai le spalle forti, allora fai bene a sparire, a mimetizzarti tra le tue piante morte, nella polvere che copre i tuoi libri, tra i peli sparsi del tuo cane, nella tua casa.
Guarda, il mondo va avanti. Guarda chi si mette in luce, guarda chi della nostra carne ne fa un vanto, la usa per mangiare, non per farsi mangiare. Vermi ritorneremo: perché non approfittarne per cominciare già da ora a nutrirsi del putrido?
Ci siamo. Il vestito va bene, il trucco anche: non troppo marcato, giusto un velo per coprire le piccole imperfezioni del mio incarnato. Devo apparire come una donna semplice. Non sono più una ragazza, ma me la cavo ancora bene. Via il reggiseno, voilà: solo la maglietta. Tette libere da costrizioni e la mia aria mite faranno il resto.
Come sto? Mi guardo e riguardo più volte: niente male per una cinquantenne.
Devo essere pronta: troppe persone si aspettano questo da me, non posso deluderle. I capelli? Meglio controllarli ancora una volta. Devono sembrare curati, ma non troppo; non voglio dare l’idea di essere appena uscita dal parrucchiere. La semplicità attira più di un carro di buoi.
Non avrei mai pensato che essere apprezzata per la mia “carrozzeria” potesse essere così appagante. Fino a qualche tempo fa, facevo fatica ad arrivare a fine mese. Anni di sacrifici per una laurea che mi avrebbe portato solo a una vita da insegnante precaria non erano il futuro che immaginavo. Il mio stipendio non bastava a coprire le spese, così ho dovuto cercare altre fonti di reddito. Anche con le lezioni private, sopravvivere era una lotta. Io, Angela Giancame, sembravo ormai destinata a una vita anonima. Ho fatto le pulizie, portato a passeggio e raccolto la merda dei cani altrui. Ho lavorato come cameriera: con le mance me la cavavo, ma era frustrante; il mio seno abbondante attirava uomini che trovavano ogni scusa per sfiorarmi.
Ho investito in master e in corsi di aggiornamento, sperando di emergere umanamente e, soprattutto, economicamente. Sono persino arrivata a spendere i miei ultimi risparmi per un corso tenuto da un fuffa-guru di prim’ordine: Michel Carniani. Pensavo di aver toccato il fondo. Ma un giorno, mentre mi preparavo per andare a scuola e mi guardavo allo specchio, ho realizzato di avere un’arma vincente, anzi due: le mie enormi tette. Questo avrebbe potuto trasformarmi, nonostante la mia mite apparenza, in una stella.
Così sono diventata una presenza attesa. Ho viziato i miei seguaci, una mandria di morti di figa in costante aumento, sempre in attesa delle mie apparizioni, manco fossi una Madonna di borgata. Dono sempre ai miei followers esattamente ciò che si aspettano da me, ovunque io sia: al mare, in montagna, in campagna o in città. La mia dolcezza di donna sorniona e, soprattutto, tettona.
È quasi l’ora. Posiziono il telefono, faccio una prova per le luci e comincio. Mi mostro a figura intera, sorridente, con quell’aria dolce e rassicurante. Indugio, sapendo quanto a loro piaccia, e anche a me piace farli aspettare mentre osservano la mia figura avvolta in abiti semplici, ma provocanti. Finalmente parlo: «Buongiorno.»
Bene, adesso posso chiudere la diretta. Sono soddisfatta. Ci vedremo più tardi e stasera sarà un altro grande successo. E pensare che mi ero fatta un mazzo tanto, per poi capire che bastava mostrarmi gatta morta per attirare un sacco di uomini pronti a farsi traghettare su OnlyFans e spendere i loro soldi. Ho sempre odiato i porci, ma devo ammettere che, senza il loro sostegno, non avrei mai potuto comprarmi casa e finalmente togliermi tanti sfizi. E più tardi si replica: se continua così, presto potrei concedermi perfino una crociera.
e.

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