Le ho trattenute a lungo per paura di non sapere più come fermarle, avevo paura di liberarle perché una volta lasciate andare avrei lasciato andare anche te. Adesso scendono lungo il viso e sorrido.
Il divano, il letto, la televisione, disordine, briciole sparse. Basterebbe una novità per ridestarmi dalla pigrizia che mi tiene legata a questa casa. “Su fatti una doccia, truccati esci!” mi dice la vocetta interiore, ma la mia razionalità mi ha sempre fatto incazzare, spesso perché ha ragione e io mal sopporto chi ha sempre ragione. Perché non finire i mie giorni in accappatoio? In fondo Drugo era un gran figo, ma io in casa non ho neanche gli ingredienti per farmi un White Russian e poi non mi piace neanche il bowling. Ripensandoci una versione femminile di Drugo farebbe un po’ senso anche a me e immagino i miei simpatici amici che commentano su Il Fatto Quotidiano quante accuse farebbero alla mia femminilità perduta. Dovrei proprio darmi una mossa, ma Dulce Pontes mi rapisce ed è meraviglioso sprofondare in una lacrima e questo, cara la mia Vocetta Razionale, non lo potrai mai capire. Allora accendo il pc, metto a loop la canzone e scrivo:

Teresa amava Giugno, amava i campi di grano e i tramonti rossi, amava un uomo, ma lui non lo sapeva. Teresa aveva paura che il suo amore potesse essere diverso da come se lo era costruito con i suoi pensieri, la realtà poteva non essere così romantica e poi c’era l’aspetto fisico, gli eventuali baci e i rapporti sessuali, i fluidi non la facevano impazzire. Così passava i giorni ad accarezzare il grano e ad aspettare quell’uomo che tornava dal lavoro in bici. Lei si faceva sempre trovare sulla strada vicino al campo, lui la salutava e lei felice tornava a casa ad immaginarsi parole che lui non le avrebbe mai detto, sguardi che non ci sarebbero mai stati. Negli anni aveva anche imparato a conoscere cosa avrebbe indossato lui il lunedì piuttosto che il mercoledì, nel tempo aveva capito che qualcuno lo aspettava alla fine del suo tragitto in bicicletta, prima una donna, poi un figlio e dopo un altro ancora. Teresa attendeva il passaggio di quell’uomo sempre in Giugno, ogni anno, ogni volta che il grano cresceva in un campo piuttosto che in un altro per dar spazio ai girasoli, all’orzo o al granturco. Benché anche in Novembre, quando gli odori del tiglio e del gelsomino erano solo un ricordo lontano, amasse quell’uomo, lei lo aspettava unicamente per quei 30 giorni l’anno, anno dopo anno. Lo aveva visto invecchiare, anche lei era invecchiata ma non se ne rendeva conto imprigionata com’era in quell’amore sognato. L’uomo aveva perso un po’ di capelli, il suo sorriso era incorniciato da qualche ruga ma per Teresa era sempre meraviglioso. Poi venne un Giugno dove quell’uomo non passò per tutto il mese, così l’anno successivo e l’anno dopo ancora, ma Teresa è ancora li che aspetta, me lo ha detto il grano la sera scorsa quando anche io mi ero messa ad aspettare.
mi sa che farò la stessa fine …
bellissimo il dipinto.
"Mi piace""Mi piace"
l’autore è una mia felice nuova conoscenza, l’adoro! 🙂
"Mi piace""Mi piace"
il dipinto in effetti spacca.
la storia di teresa invece parte molto bene poi un pò si appanna.
"Mi piace""Mi piace"
avevo finito il grano 😉
"Mi piace""Mi piace"