Eva rincorreva puntualmente l’autobus e ci entrava dentro tutta sudata con le guance rosse. Rischiava sempre di cadere per via di quelle strane scarpe che si ostinava a mettere ma in cui si sentiva veramente se stessa. Stava li, strizzata fra tutte quelle persone in quel giorno di pioggia. Ascoltava musica triste dal suo walkman, via via che il nastro scorreva l’espressioni sul suo volto cambiavano, si poteva capire quale motivo stesse ascoltando semplicemente guardandole il viso. Eva aveva 19 anni, vestiva di nero e non dava confidenza a nessuno. Tutte le mattine saliva su quell’autobus noncurante di lei. Vedeva le persone cambiare abbigliamento, senza mai cambiare espressione. Scrutava lo scorrere delle stagioni, quell’accozzaglia umana che cambiava colore e odore della pelle. Lei rimaneva sempre fedele a se stessa e godeva un mondo nell’isolarsi pur stando in mezzo alla folla. Il suo trucco era sempre troppo forte per la sua bianchissima carnagione e il nero degli occhi era passato con doviziosa imperfezione. Le sue canzoni erano sempre le stesse, a metà percorso rigirava la cassetta e il giorno dopo ricominciava da capo. Con il tempo poteva osservare la città che cambiava, i pochi negozi che aprivano, i molti che chiudevano. Strade violentate dai lavori in corso, nuovi modelli di trasporto pubblico all’avanguardia e auto sempre più volgari. Eva manteneva il suo stile, sarebbe salita sempre sull’autobus, avrebbe vestito sempre allo stesso modo e sentito solo la sua musica, niente poteva intaccare il suo mondo. Le piacevano le mattine di pioggia come quella, la portavano lontano nei ricordi, la riportavano al giorno in cui era morta.
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Voglio un uomo che sia un po’ Nerd
che non mi tratti mai come una merd
Lo voglio gentile nei modi, affabile e misurato
semplice, sorridente e di membro ben dotato
Desidero un maschio dolce e passionale
che mi veneri in piedi e in orizzontale
Lo vorrei avvocato, operaio e dentistanotai
o, idraulico e un po’ commercialista
sempre pronto a comprendere le mie mestizie
uno che si batta ardentemente contro le ingiustizie
Un tipo tranquillo e nel contempo mai noioso
vitale, energico, romantico e non ansioso
Lo desidero generoso e onesto
intelligente e dal pensiero lesto
Lo so che è uno dei miei desideri impossibili
virtù del genere insieme sono incompatibili
Penso, chi sono io per pretendere così tanto?
Ma sognare, Dio bonino, è mio diritto sacrosanto.
P.S .Lo voglio un po’ pirata e un po’ signore
un libero professionista dell’amore ♥Richiesta bella presenza, max pulizia e riservatezza. Astenersi mercenari e perditempo Aut. Min. Conc del 9/04/2011
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Il primo momento in cui ho sentito il suo sapore non ero tanto convinta se mi piacesse o meno. Ho continuato a leccarlo pazientemente senza aspettarmi niente. Via via che la mia lingua percorreva la sua consistenza sentivo che ci stavo prendendo gusto. Desideravo arrivare in fondo, scoprire il più possibile la sua essenza. Un po’ mi vergognavo di essere così famelica. Ad un certo punto, come in trance, ho smesso di pensare a quello che sarebbe successo, alle conseguenze della mia ingordigia e lo leccavo in tutti i modi e con la bocca lo succhiavo avidamente. Non m’importava di esser vista e giudicata da occhi indiscreti, volevo che quel momento non avesse mai fine, impazzivo dal desiderio. Era un piacere per i miei sensi, qualcosa di diverso, leccavo e succhiavo con tutta me stessa. Ad un certo punto mi accorsi che alcune sue gocce stavano scivolando dalle mie labbra lungo il mio seno. Ero imbarazzata perché dovevo uscire e non avrei avuto modo di cambiarmi quella sera, come avrei potuto spiegare ad altri di essere stata preda di quel desiderio smodato? Mi pulii alla bene meglio, ma volevo tenermi ancora in bocca quel suo sapore. Uscii da quel luogo di perdizione e mi avviai verso il mio uomo ignaro della mia malefatta. Ma, ovviamente, prima pagai il conto. Non avevo mai mangiato il gelato del Verroti a Empoli, mi ero sporcata la camicetta, ma ne era valsa la pena.
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Ti amo Chef Gordon Ramsay
onorerei la tua arte nei musei
tu che gli halibut cucini spesso
tu così biondo mi fai tanto sesso
Quando poi sistemi i pettini di mare
desidererei da te farmi solo amare
e quando urli ai concorrenti,
con quei modi un po’ prepotenti.
sento un fremito di eccitazione,
ribollo tutta come in un pentolone
Adoro i tuoi modi maschi e decisi
e m’incantano i tuoi diabolici sorrisi
Ti dico solo: “prendimi son qui tutta per te,
godimi, assaporami, sarò il tuo bignè”
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Lui pretendeva certe cose da me, io cercavo di resistere, di non cedere mai alle sue richieste. Mi tempestava di lettere e di telefonate che, regolarmente, facevo finta d’ignorare. Me lo sono ritrovata spesso sotto casa e sono sempre riuscita a divincolarmi. Certo che quell’uomo era proprio testardo. Sarei stata tante volte tentata di arrendermi e dargli quello che lui voleva, ma la mia situazione, apparentemente, sembrava non lasciarmi molte scelte. Io desideravo delle evasioni e lui mi pregava di diventare una donna più rispettosa e ligia al dovere. Cercavo sempre il modo di evadere dalle mie responsabilità. La mia situazione ad un certo punto divenne insostenibile, ero arrivata ad un bivio. Nonostante tutto, cercavo di sottrarmi ai suoi modi di fare che, stupidamente, mi sembrava sfiorassero il ricatto morale. Con una pazienza infinita lui riuscì a farmi capire i miei errori e adesso gliene sono riconoscente. Mi fece comprendere che, se non mi fossi fermata, se non avessi deciso di arrendermi e fare quello che lui mi richiedeva, avrei pagato un prezzo ben più alto di quello che sto pagando adesso. Avrei probabilmente perso tutto quello che avevo conquistato nel tempo, tutte quelle cose che ormai facevano parte naturalmente della mia vita. Per questo alla fine ho deciso di chiudere col passato e pagare i miei debiti. Adesso mi sento una donna libera dai sensi di colpa e sono grata a quell’uomo, l’ispettore delle tasse.
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Morti nei letti degli ospedali
Morti in acque infernali
Morti sotto un terremoto
Morti in auto o in moto
Morti avvelenati dall’inquinamento
Morti per un malfunzionamento
Morti per tracce radioattive
Morti per droghe cattive
Morti per pessima alimentazione
Morti senza apparente ragione
Morti con in grembo la propria prole
Morti stuprati da inutili parole -
Ora lo chiamo, gli dico che non posso andare avanti più così, non posso continuare a vivere in questa insicurezza, ho bisogno di avere delle risposte chiare. Gli parlerò esplicitamente, dirò tutto quello che devo dirgli tutto d’un fiato. So che lui rimarrà spiazzato dalla mia richiesta, ma devo sapere la verità, devo sapere davvero cosa pensa. Questa volta cercherò di non farmi infinocchiare dalle sue lamentele sul lavoro, su sua madre, sul tempo e sulle sue emorroidi. Lo so, lui è un uomo che soffre, ma anche io ho le mie esigenze. Per troppo tempo ho messo i suoi bisogni davanti ai miei. Mi sono quasi annullata per supportarlo. Sono stata sempre paziente, sempre pronta a considerare le sue necessità senza chiedergli niente, senza mai manifestare le mie perplessità. Adesso devo riprendere la mia dignità, devo riconsiderare me stessa. Avevo dei sogni io, degli ideali e li ho messi da parte. Pensavo che sarei stata quel tipo di donna sicura, sempre decisa e sprezzante delle critiche, una donna sostenuta dal suo uomo nelle sue scelte cruciali. Col tempo mi sono ritrovata a fare da madre, amica e amante a lui che mai è stato capace d’indicarmi le prospettive più buone per il mio bene. Basta, ora mi sento preparata, non voglio più stare a meditare, lo chiamo e lui dovrà dirmi quello che davvero pensa:“Caro … si sono io, cosa credevi … Lo so che stai lavorando ma devi assolutamente ascoltarmi, almeno questa volta. Dai, prometto di fare veloce, ma ho bisogno di chiedertelo, almeno adesso ascoltarmi, non riattaccare! Te lo dico ok, ma non interrompermi, non questa volta. Aspetta … fammi bere un bicchier d’acqua … ora mi sento pronta a chiedertelo: Senti, ma secondo te, per la cena di stasera devo mettermi quel completino blu o meglio l’abito rosso che avevo a capodanno?”
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Nella vita vivo tante emozioni
ogni volta che sento le loro canzoni
e quando li vedo in quei completini
luccicanti come deliziosi cioccolatini
ho un fremito di gioia nel cuore
e come loro vorrei far furore
Mi sogno figa come Frida e Agnetha
con le gambe più belle di un’atleta
Femmine conturbanti durante le loro esibizioni
facevano impazzire donne, gay e maschioni
Non posso che decantare le loro lodi,
per cui ascolta gli Abba, balla e godi! -
Hanno ragione, hanno ragione, si hanno ragione, hanno ragione loro, io sono matta, matta, pazza, malata, non adeguata al sistema, il sistema, sistema.
Sentivo male, male, male, male, troppo male e non avevo modo di rimediareOra devo percorrere questa strada, perché lo devo fare, devo, so che devo, mi dicevano che dovevo, dovevo, dovevo, dovevo stare zitta e non dire niente di quello che succedeva, io ero sporca, sporca, sporca, sporca. Ho ucciso, mi hanno detto che ho sbagliato, sbagliato, sbagliato. Ora sono qua perché devo fare questa strada 523 volte al giorno: cammino dalla sala mensa al giardino, piede destro (prima, sempre, prima mettere il piede destro) piede sinistro sono 97 passi, sempre 97, sono 97 li devo fare 523 volte, 523 devo, devo perché è questo che devo fare, per rimediare, rimediare.Se avessi avuto da fare questa strada 523 volte, sempre, sempre, sempre, non avrei ucciso.Ma non avevo questa strada, non avevo 97 passi per 523 volte, io avevo una mamma e un papà, un padre, padre, padre.Un padre che mi faceva quelle cose, a me non piaceva, non piaceva, io glielo dicevo ma lui faceva, faceva, faceva.Forse perché non avevamo questi 97 passi, perché non avevamo un giardino, per questo lui mi faceva quelle cose … ma ora sono protetta, basta che faccia 523 volte la strada e sono protetta, sono protetta.Ma in quella casa, non avevamo il giardino e lui mi faceva male, molto male, mi faceva male, avevo paura, troppa paura. Io non sapevo di essere matta, me lo hanno detto dopo, dopo ho scoperto i numeri dei passi e non ho combinato niente di strano.Se me l’avessero detto prima di essere matta … era meglio saperlo, io sono pazza e so che devo contare, devo contare, devo contare, è semplice 97 per 523, la testa, la voce, le gambe, le mani.Io non lo sapevo che ero matta, mi faceva male, mi faceva schifo, mi toccava, mi stava sopra, sopra, sopra, mi stava dentro, dentro, dentro, puzzava, mi toccava, puzzava, puzzava, faceva male, male, male.Non avevamo un giardino, per questo succedevano quelle brutte cose, mancava il giardino e non potevo contare, contare.Ora sono nel sistema, sistema, sistema, ma prima lui mi toccava e puzzava, puzzava, mi stava dentro, io sentivo male, male, male, io ho preso quel martello, martello, martello, l’ho preso e gliel’ho spaccato in testa, sangue, sangue, sangue, ero sporca di sangue … anche il giorno in cui lui mi ha preso la prima volta c’era sangue, sangue, sangue, ero piccola, piccola, piccola e mamma non rispondeva e io la chiamavo, la chiamavo, la chiamavo, non rispondeva.Piangevo, piangevo, e lui dentro, il sangue, lei chiudeva la stanza, la stanza …. solo se avessimo avuto un giardino lui non mi avrebbe mai presa, mai, mai, io mi sarei adeguata al sistema.I passi sono 97, io devo fare 523 volte il percorso, sala mensa giardino, devo contare, contare camminare, mani, piedi, testa, voce, adeguarsi al sistema, sistema, devo contare, contare, contare… -
Vieni qua cane, leccami! Su ubbidiscimi io sono la tua padrona! … Voi che ti frusti? … No non lo farò, solo io devo godere cane! Sei venuto da me per farti dominare sappi che non avrò pietà!
Ti piacciono i mie stivali? Se fai il bravo te li faccio leccare tutti..ma prima leccami le scaglie di parmigiano dalle tette … su … dai …DEVI FARLO! Avanti così …. Io sono la tua Dea e tu devi solo venerarmi e poi sai che godo per via della tua intolleranza al lattosio. Guarda schiavo, sappi che per te ho un trattamento di favore, è una settimana che non mi lavo i piedi così godrai di più a leccarmeli … si cane vai lecca … così..aspetta che intingo il mio ditone nel gorgonzola … si lecca cane! Avanti così fino alla mia ascella pelosa, aspetta che ci passo un po’ di stracchino inacidito … uhm su, dai non ti fermare … non hai scuse cane! Se ti scappa puoi farla qua, adoro vederlo! Su fallo davanti a me … no, non ti lavare! Adesso la pasta di acciughe con il burro sui mie capezzoli … si … uhm così, avanti con quel caciocavallo, so io dove devo mettertelo … siiiiiii, soffri cane! Ora ti frusto bestia e poi ti passo il primo sale sulle ferite così te le lecchi! Che uomo di merda sei, ..su vieni qui che ti spiaccico addosso la burrata. Sei abbastanza eccitato cane? Vedo che hai un’erezione, adesso ci penso io … ti ci butto sopra la fonduta e saranno cazzi tuoi. SI! Piangi bestia! Devi soffrire! Mangia l’asiago dai mie capelli putrido che non sei altro! Uhm … sai che non avevo ancora trovato un agnellino schifoso come te? Adesso ti sculaccio con la treccia affumicata … su su … implorami schiavo! Su su che sto quasi venendo, ma prima voglio che tu me la lecchi…ci ho appena passato il formaggio erborinato …su…dai…si …così! Così! COSi’! COOSIII’!
Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!
Cazzo fai cane?!
Vuoi mettermelo dentro bastardo? NOOOOOOOOOOOO, non è mica igienico!

