Orbitanti attorno ad una luna malsana i due ragazzi non riuscivano a tornare sulla terra. Volevano volare e questo desiderio venne esaudito. Giravano continuamente attorno al satellite che emanava un odore ripugnante. Si erano spinti così in alto perché erano poeti innamorati e non resistevano più sul pianeta Terra. Avevano visto troppe guerre, troppe ingiustizie. Avevano sentito troppe urla, temevano che le brutture del mondo potessero infettare il loro amore e si misero in testa di scappare. Cercavano disperatamente luoghi puri, ma ogni volta che pensavano di aver trovato un posto adatto per stabilirsi si accorgevano che la variabili dell’animo umano erano spesso tendenti verso oscuri sentimenti. Scelsero allora di vivere isolati in preghiera, come bravi asceti provarono diverse tecniche di meditazione per isolarsi dall’inquinamento delle forze negative. Niente pareva funzionare, c’erano sempre una o più figure che emettevano radiazioni ostili alla loro limpida passione. I due ragazzi volevano semplicemente essere liberi e felici, non desideravano cose terrene e, constatando questo, guardavano le stelle con occhi sognanti. Realizzarono che la Terra non faceva per loro e iniziarono a praticare le arti magiche per staccarsi quanto prima dal suolo. Grazie ad una mistura di preghiere, alghe dei laghi della Svizzera e polvere di farfalle della Mesopotamia, riuscirono a volare. Quando si accorsero che erano svincolati dalla forza di gravità scoppiarono in un pianto di gioia. Attraversarono le varie fasce dell’atmosfera e la loro illusione cominciò a scontrarsi contro rottami di satelliti russi e americani, carcasse europee di marchingegni sconosciuti, cloni cinesi di carrelli della coop e robot da cucina, bucce di banane brasiliane, buste di plastica, contenitori di hamburger dei fast food, un insieme di tecnologica immondizia mista a spazzatura dei ricchi e quella dei meno ricchi. Speravano che continuando a volare tutto questo rimanesse al di sotto dei loro giovani corpi. Ci fu uno slancio vertiginoso dovuto ad una marmitta di una vecchia Lada che li spinse ancora più in alto, consideravano che fosse una mano divina che li stava aiutando nella loro ascesa. Sereni e festosi si lanciarono verso il satellite d’argento, ma vennero spinti in un enorme giro. Ogni volta che completavano la circonferenza si scontravano con un cartello giallo della MarinsPescaCozze, società condannata più volte per aver indotto sul mercato merce avariata. I poveretti avrebbero voluto solo vivere indisturbati cibandosi del proprio amore, si ritrovarono dopo poco tempo ad odiarsi immersi nelle cozze e nel fetore.
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Tesoro mio ti pensavo sempre
quando stiravo le camicie ardentemente
Eri nella mia testa ogni mattina
quando prendevo il caffè con la brioscina
E se il bagno poi pulivo
rimembravo i tuoi occhi e mi smarrivo,
poi al mercato a fare spese me ne andavo
pensando a te mentre la merce valutavo.
Spolveravo la casa e andavan liberi i mie pensieri
che mi riportavano a noi due com’eravamo ieri.
Passavo lo straccio in terra con fervore
rimuginando ai giorni meravigliosi del nostro amore
Eppure proprio adesso mi sembra di averti dimenticato,
per forza … la lavatrice è finita e devo stendere il bucato! -
Nella mia testa i pensieri fan le orge
e fra di loro nessuno quiete porge.
Ci sono concetti dalle grandi tette, lesbiche e gay,
gang band, pussy, funny, disperate pene son i deliri miei,
poi mistress e schiavi che leccano neri lucidi stivali,
è un bordello di pensieri comandati da traballanti maiali.
Ho la mente fetish nonostante il bondage che verso lei tento di effettuare,
in lattex son le mie meningi e ormai niente ci posso fare.
Non sono sadica né masochista, la mia è masturbazione celebrale,
è solo confusione delle idee, pensieri contorti che vanno a male.
Raggiungerò al fin l’orgasmo e so che questo pace mi darà,
non userò il dildo o artificiosi sexy toys per ritrovar la mia serenità.
Intanto a te coglione dedico con tutto il cuor la mia poesia,
tu che su google cercavi sesso e ti sei scontrato con la mia fantasia.
Rido sadicamente e penso che non è poi così strano
io che inganno te che cercavi di stuzzicarti l’ano -
Donna riprodotta in serie a seconda di rigidi criteri
Donna che deve soddisfare vecchi cavalieri
Donna che non può invecchiare
Donna che solo in un modo deve amare
Donna che si offre per il potere
Donna che deve far godere
Donna venduta sui viali
Donna a servizio di spietati criminali
Donna che non si rispetta
Donna che deve crescere in fretta
Donna con improbabili ideali
Donna data in pasto ai maiali
Donna che si deve rialzare
Donna che potrebbe saper amare
Donna creatura unica e preziosa
Donna madre operaia dignitosa
Donna che abbraccia il mondo col cuore gigante
Donna con un cervello pensante
Donna che amo perché mi sorprende
Donna con miliardi di variabili nella mente
Donna che si batte contro la guerra
Donna cuore della madre terra
Donna giustizia, libertà, fraternità
Donna meravigliosa speranza dell’umanità -
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce le veline invece delle meritevoli: e per questo viene chiamato mignottocrazia.
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
Le leggi qui assicuravano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute pubbliche e private, ma noi ignoriamo i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadina si distingue, per via del sesso sarà, a preferenza di altre, chiamata a servire lo Stato, come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento, l’importante è che sia figa .
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi siamo sospettosi l’uno dell’altro e infastidiamo il nostro prossimo se al nostro prossimo non piace vivere a modo nostro.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo cambiando le leggi a nostro piacimento.Il cittadino hardcorese trascura i pubblici affari poiché preso dalle proprie faccende private, ma soprattutto si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di non rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di non rispettare le leggi e di non dimenticare mai che non dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di non rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
Un uomo che si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma vile; e benché nessuno di noi sia in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Hardcore siamo in grado di criticarla.
Noi consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della nostra democrazia.
Noi crediamo che la nostra felicità sia il frutto della nostra libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore del denaro.Insomma io proclamo Hardcore scuola della mediaset, dove ogni hardcorese cresce sviluppando in sé una facile versatilità, la fiducia in me stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi istituzione ed è per questo che la nostra società è aperta al mondo e noi non cacciamo mai una straniera se attraente e disponibile.
Qui ad Hardcore noi facciamo così.
Silvicle – Discorso agli Hardcoresi, 17 a.S.
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Silvio, rimembri ancora
quel tempo della tua vita immorale,
quando bel topà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e lieto e penoso, il limitare
a spompettar tù salivi? Sonavan le quiete
stanze, e le vie d’intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intento
si sedevan su di te e eri, assai contento
di quel vago venir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menarlo il giorno. Noi con stipendi leggeri
talor lasciando le sudate carte,
ove il tempo e le cambiali
si spendea la miglior parte,
d’in su du’coglioni del patema ostento
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tele.
Mirava il ciel sereno,
le ville dorate e i condonati orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quando tu palpavi il seno. Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvio!
Quale allor ci apparia
la vita umana e “il fatto quotidiano”!
Quando sovviemmi di cotanta rabbia,
un effetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di nostra sventura.
O natura, o natura,
perché ti riprendi poi
quel che ci hai dato allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi? Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
tu chiuso morbo combattivo e vinto,
tu che non perivi, o poverello. E non vedevi
l’appassir degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la pelle flaccida le tue finte chiome,
or degli sguardi innamorati e schiavi;
né teco le compagne dei tuoi festini
ragionavan del gabbatore. Anche perìa fra poco
la speranza mia amara: agli anni miei
ove negavi i fatti
dinnanzi all’evidenza. Ahi come,
come passato sei,
presidente dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
il bungar, la corruzion, l’opre, gli eventi,
onde cotanto con Ghedin ragionasti insieme?
sulla sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misero, cadesti: e con la mano
la fredda pompetta ed una minorenne ignuda
mostravi di lontano. -
“Allora signora, ci spieghi il motivo del suo gesto, perché ha ucciso brutalmente quell’uomo? Perché l’ha rapito e tenuto prigioniero per mesi? Perché non ha tenuto conto che lui potesse avere una famiglia, degli affetti … non si è resa conto che quest’uomo poteva mancare a qualcuno? Non si è resa conto del danno che ha provocato alla società privandola di un cittadino onesto e diligente sul lavoro? Perché l’ha tenuto incatenato? Perché l’ha nutrito fino a farlo soffocare nel suo vomito? Perché proprio quell’uomo?”
“Perché l’amavo, volevo che fosse mio, volevo che dipendesse da me”
“E lei signora pensava sul serio che agendo così potesse riuscire ad essere amata?”
“Le avevo provate tutte, ero sua amica, sua complice, mi sono donata nei modi in a lui piaceva, ma non era bastato..”
“Quello che sta dicendo è pazzesco, non si può uccidere per un rifiuto”
“Non è che mi rifiutava … so che mi amava in qualche modo … ma a me non bastava, io volevo essere la sua vita …”
“Ed è stata invece la sua morte … ”
“Mi creda, io non sono cattiva. Io ero stata sempre buona con lui, l’avevo assecondato su tutto, avevo modificato il mio carattere per lui, i miei pensieri, il mio corpo, ma lui non ne voleva sapere di vivere con me … più l’accontentavo più lui si allontanava …ero disperata, lo capisce?”
“Per questa ragione, per questa stupida ragione lei l’ha ucciso, se ne rende conto? Lei passerà il resto della sua vita in prigione, ne è consapevole?”
“Si, ma le dirò che ne è valsa la pena, negli ultimi giorni era diventato mansueto e affettuoso, io gli parlavo e lui mi chiamava …. sentire la sua voce, sentire il suo disperato richiamo, le sue suppliche, sentire quanto lui avesse bisogno di me mi ha reso felice … e questo a me basta” -
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Prendi la mia mano e portami lontano,
portami via da questo inverno che mi penetra in eterno
e mi metto qui a pensare, quanto di te io possa amare.
Come fogli di quaderno sfogliamo il nostro sentimento,
per vedere dall’interno questo primo appuntamento..
Quando ancora disperavo di potermi innamorare
incontrai i tuoi occhi , verdi e intensi più del mare
Tu che fai volar il mio cuore pretendendo quell’ ardore
e io che tengo tra le gambe… un bastione esuberanteOkkietti Cinici
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Ci sono giorni, uno o due al mese, in cui sento svuotata la mia esistenza, sento di non avere forza per affrontare la benché minima cosa, sono attanagliata da un senso di solitudine incredibile. Non riesco ad avere nessun barlume di speranza, figuriamoci di ottimismo. Tutte le mie azioni e i miei pensieri li trovo inutili, avrei solo voglia di mangiare e suicidarmi con barrette di cioccolata e finocchiona. Se mi provo un vestito in quei giorni so che mi starà da cani, se decido di andare al cinema so che vedrò un film orrendo, se esco so che mi annoierò, se un uomo m’invita ad uscire so che se ne dimenticherà. Mi violento nel fare le cose che per obbligo sono tenuta a fare. Torno adolescente e non mi trovo molto differente da quella ragazzina che dodicenne incideva sul banco: “voglio morire”. Anche il tempo, se è grigio, contribuisce a ridurre ai minimi storici lo stato vitale e l’autostima. Mi sfiorano pensieri neri e catastrofici, non solo riguardo a me, ma a tutto il sistema interplanetario, compresi gli universi paralleli e perpendicolari. Questo mood è talmente infossato da farmi arrivare dal Pozzale direttamente nel pacifico, ma non su isole, ma sul nulla più angosciante delle acque.
Questa patologia non è diagnosticabile, eppure è diffusissima. Sul lavoro non sono previste leggi speciali a tutela di chi ne soffre e dei loro familiari. Non ci sono cure efficaci in grado di tamponare i devastanti effetti di questa sindrome che anzi viene minimizzata da buona parte degli uomini, compresi quelli più colti. Eppure esiste e i suoi effetti sono sotto gli occhi di tutti, ma chi ne soffre viene soventemente schernita. La sindrome premestruale “PMS” non è neppure definita una malattia ma un insieme di sintomi di cui non è ancora chiara la causa scatenante e pare ne siano state accertate 150 varianti. “ Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” diceva Shakespeare … mi viene da pensare che: “Ci siano più misteri nel corpo e nella mente di una donna, cari miei, di quanti ne possa conoscere la vostra scienza”.

