Di nuovo una corsa, neanche il tempo di riprendere il fiato che scappa ridendo fra le spighe di grano che si stanno facendo d’oro e i rossi dei papaveri che ancora resistono a questo caldo.
“Dove andremo quando svanirà del tutto questo profumo di tigli e gelsomini?”
“Andremo a caccia dei soldati lucenti che si ergono impettiti e che orgogliosi girano la testa verso il sole!”
“E dopo, quando questi soldati lasceranno i nostri campi?”
“Cercheremo l’oro e il rosso delle foglie, seguiremo il loro volo fino a terra, la loro morte, il nostro sonno, la loro rinascita, il nostro risveglio.”
Margherita inno alla vita, Margherita che non sfiorisce e che riluce anche nel piombo dei giorni senza sole, Margherita che ho rincorso da sempre. Margherita flauto irriverente delle ballate, Margherita che danza leggera mentre io fatico a riprendere fiato. Perché non sono riuscita ad essere come te? Tu sole io ombra, tu alba io tramonto, in noi il rosso che è tuo nelle novità ma che in me cade scuro nel ricordo dell’abbandono.
Balla Margherita, ridi delle mie tristezze, delle mie pesanti giornate. Ah se ti avessi afferrata quando avevo 15 anni e invece ti ho lasciata andare via in sella a quell’assurdo motorino arancione con la tua felpa verde e i lunghi capelli neri che ho sacrificato più volte e che così brillanti non sono più stati.
Margherita dolce e impudente di cui tutti erano innamorati, tu sempre un passo avanti a me.
Margherita nelle tempeste, quando tornerai da me?
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