Anche io aderisco anche io alla campagna #Bodyversitalia ideata da Marged “La Diva delle curve“

Affronto spesso anche qua in maniera ironica la tematica della discriminazione ponderale, principalmente ne parlo insieme ad altri admin nella pagina facebook Ciccioni contro la discriminazione. Marged dal suo blog ci dice che: “Abbracciare la filosofia ‘bodyversitalia’ significa semplicemente condividere la convinzione che non esiste un aspetto fisico, un’età, un peso, una taglia, un colore della pelle, una conformazione fisica, una razza, ecc. migliore o peggiore di altri, perché la diversità -compresa quella estetica ed esteriore- è vista come un valore che rende ognuno di noi unico e in grado di apportare ricchezza agli altri con le sue differenze, senza pretese di gudizio o pregiudizio sugli altri.”
Noto troppo spesso che ogni volta che si parla di discriminazione ponderale si è tacciati di essere vittimisti, ogni volta che si propongono modelli (specie se si tratta di donne) che hanno forme generose scattano immediatamente molti giudizi sommari.
Parlare di discriminazione ponderale non significa affatto piangersi addosso. E’ per noi necessario combattere lo stigma sociale affinché si accettino tutte le persone indipendentemente dal loro aspetto. Affrontare l’argomento da questo punto di vista è anche rompere gli odiosi stereotipi che fanno si che una persona grassa sia vista come: brutta, pigra, mangiona, sporca, con una bassa autostima e come un peso al servizio sanitario nazionale. Posso vantarmi di non essere l’unica persona grassa che fa attività sportiva, che mangia in modo sano, che si prende cura di sé stessa e che è in salute tanto da contribuire alla salute degli altri donando un paio di volte l’anno il proprio sangue (si il mio sangue ciccione sta ormai da vent’anni infettando un sacco di persone!).
Parliamo di accettarsi così come si è, il che non vuol dire promuovere l’obesità, ma l’amor proprio ed è questo amor proprio che è spesso la molla che fa scattare in noi il desiderio di volersi più bene.
Per alcuni discorsi come questo sono banali, ma se osservate i commenti sotto gli articoli che parlano di lotta a questo tipo di pregiudizi, anche attraverso forme artistiche come la danza, spesso trovate parole come:
“L’obesità è una malattia. E pure molto pericolosa”
“Sarebbe giusto far capire che l’obesità uccide più del fumo, altro che ballare.”
“Ora, a me ogni mese viene giustamente tolta una parte consistente dello stipendio per pagare le spese sanitarie di chi non può permettersi di rivolgersi a strutture private, o comunque preferisce la sanità pubblica. Bene. Ma quando queste signore e questi signori dovranno fare il terzo bypass, così come tutti quelli che li hanno emulati, io andrò a cercare non tanto loro, ma quelli che hanno organizzato questa rivoluzione culturale e gli prenderò la macchina e il televisore. Perché non se ne può più.”
La cosa che più mi fa sorridere è che molti dicono che gli obesi sono pigri e quando questi ballano li si schernisce. Noto poi un’eccessiva preoccupazione generale riguardo l’obesità, questa eccessiva preoccupazione non la noto riguardo ad altre patologie o altri disturbi che oltre a danneggiare chi ne soffre possono danneggiare anche altri come l’alcolismo. Mi fa riflettere l’eccessiva preoccupazione di alcuni per i costi sanitari in un paese che ogni anno perde un miliardo e 550 milioni di euro a causa della corruzione.
L’obesità è una condizione medica in che può portare effetti negativi sulla salute, con una conseguente riduzione delle aspettative di vita, chi è obeso lo sa bene, non è necessario ricordarglielo ogni momento della propria vita. L’obesità non è una malattia contagiosa. Detto questo non dovremmo affatto minimizzare gli effetti sulla salute delle persone che hanno un peso eccessivo. Spesso però è additato di essere obeso anche chi ha pochi kg in più o donne che hanno curve più generose della media. L’obesità è ritenuta tale quando si supera del 30% il proprio peso ideale che appunto, essendo proprio, varia da individuo ad individuo.
L’obesità è un effetto di svariate cause, la discriminazione, di cui sono vittime le persone fin dalla più tenera età, spesso spinge a chiudersi in sé stessi. Francesco Baggiani nel suo libro P(r)eso di mira sviscera le varie cause che possono portare una persona ad essere obesa e sottolinea quanto le discriminazioni non giovino affatto a questa particolare condizione.
I giudizi sommari non favoriscono un percorso di cura, figuriamoci lo scherno, specie da parte delle persone a noi prossime. Ho sentito testimonianze di persone che hanno subito insulti dai propri cari, dai propri amichetti da piccoli e che si sono sentiti dire cose come “Se diciamo che sei un ciccione di merda lo diciamo per il tuo bene, perché questo ti spinga a dimagrire”. Mi colpì molto la testimonianza di una donna la cui madre le diceva: “Ti avrei voluto più bene se solo fossi stata meno grassa”.
Come crediate che si sentano le persone o i bambini che vengono presi in giro e subiscono queste vessazioni psicologiche?
Il mio percorso di bambina, poi donna grassa, è stato segnato da medici che mi dicevano che se avevo un infiammazione al trigemino era perché ero grassa, persone che non conoscevo che mi dicevano che facevo schifo, persone queste che non credo si preoccupassero del mio bene, ma che reagivano alla loro ancestrale grassofobia. Solo una decina di anni fa iniziai a comprendere di soffrire di un disturbo alimentare che fino a quel momento non mi era stato diagnosticato da nessun medico, naturopata, dietologo o guru di turno e iniziai un percorso di consapevolezza fatto anche di confronti con altre persone che soffrivano di altri tipi di disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimina. Rispetto a 10 anni fa ho 30 kg di meno, i miei attacchi di fame si sono diradati nel tempo, ho rivoluzionato la mia vita ed ho fatto centinaia e centinaia di km a piedi con le mie gambe. Sono ancora in cura e lo sarò per il resto della mia vita e questo non fa di me una vittimista, ma una persona che sta facendo un percorso e che sta imparando giorno per giorno a volersi bene, ma questo è appunto il mio caso e solo di questo posso parlare, perché la mia vita posso conoscerla, anche se ho fatto fatica a scoprirla, ma quella degli altri no.
Adesso posso definirmi una donna serena in pace con sé stessa, nonostante i miei kg di troppo e ho notato che questo sconcerta alcune persone che mi chiedono come faccia io nella mia “condizione” ad essere felice. Questo la dice lunga sulla concezione superficiale che hanno molti del benessere, la felicità per quel che mi riguarda, rifacendomi al saggio Tonino Carotone, è a momenti, la serenità è una condizione che si afferma con costanza durante il percorso della nostra crescita personale.
Ben vengano iniziative come questa della Diva delle curve, cogliamo l’occasione per riflettere insieme il che, lo ripeto, non vuol dire favorire l’obesità, ma favorire il sano confronto, l’amore per l’umanità in tutte le sue svariate forme.
