Grimilde passeggiava nervosamente fumando una sigaretta dietro l’altra, i denti le erano diventati gialli, la pelle si era come incartapecorita eppure era impossibile non girarsi a guardarla. I capelli un tempo lucenti e curati mostravano un’evidente ricrescita ma le gambe erano ancora bellissime e lei pareva esserne consapevole. Non riusciva a stare ferma, bruciava come le sue sigarette irrimediabilmente calde e rosse. Veniva da molto lontano ma non si poteva capire da dove e neanche quanti anni avesse. Per anni l’avevo vista con quella fiera falcata attraversare velocemente la strada che da casa mia portava alla piazza. Io mi sono sempre fatta diversi filmini su di lei, da ragazzina ero convinta che fosse una prostituta d’alto bordo anche se non riuscivo a trovare una giustificazione valida per quelle sue frettolose passeggiate mattutine, ad un certo punto mi dissi che era solo una donna un po’ esaurita, la battezzai Grimilde e l’archiviai nel paesaggio della mia giovinezza come gli altri ricordi. Cambiai molte case da allora e tornando qui mi sarei immaginata tutto fuorché di trovarla ancora a camminare con quella minigonna e la schiena dritta, i tacchi alti e suoi passi sempre larghi e veloci. Mi erano riapparsi nella testa tutti i miei film in cui lei era protagonista, la cosa mi faceva ridere e credo che se ne sia accorta perché ad un certo punto mi ha guardata dritto negli occhi come non aveva mai fatto e prima che me ne rendessi conto mi sono ritrovata qua fra gli altri passati, o forse dovrei dire trapassati, a miglior vita.
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