Chissà cosa avrebbe detto il caro Andy Warhol di questi tempi d’influencer di ogni risma. I famosi 15 minuti di fama si sono accorciati mentre gli affamati più che centuplicati. Prima dell’avvento del web, per quel quarto d’ora di celebrità, dovevi in qualche modo uscire dalla tua vita ordinaria ed essere coinvolto in un fatto straordinario, in genere di cronaca nera. Mi vengono in mente i vicini delle vittime (e soprattutto quelli degli assassini) con i loro “sembrava una brava persona, salutava sempre” davanti al microfono del giornalista di turno. E poi la loro fierezza quando andavano in giro e qualche loro conoscente gli diceva “Ti ho visto al tiggì!”. Fierezza che poi calava vertiginosamente quando il conoscente continuava più o meno così: “Si sa che la tivvù ingrassa, ma non potevi vestirti meglio? Non avevano nessun altro a cui chiedere? Io avrei parlato meglio di te” (si merde lo siamo sempre stati ancor prima dell’era digitale). Dunque con la rete ognuno può essere protagonista del suo piccolo universo e la casalinga di Voghera non è più costretta a ricorrere a finte lettere o telefonate per distinguersi. I blog, compreso questo, sono le nostre finestre sul cortile, luoghi in cui commentiamo, raccontiamo, inventiamo, principalmente cazzeggiamo. La blogosfera ha visto nascere figure mitologiche come Chiara Ferragni e Benedetta Rossi, persone che con la loro “visibilità” guadagnano e hanno fatto guadagnare fior di quattrini (credo più dei 10.000 euro meloniani). But video killed the web star, la rete va veloce, i video hanno più presa dei post perché la gente si stufa di leggere, ma poi anche i filmati sono diventati sempre più corti. Arrivano i social e allora proprio tutti possono dire la loro, commentare ogni fatto dalla visuale del proprio orticello come se fosse una verità inconfutabile e poi giù duri di risse verbali. Il confronto civile, la netiquette sono andati a farsi fottere e restano solo retaggi di un pugno di romantici idealisti. Ma quando pensavamo che Facebook Twitter e Instagram (quello che credevamo un innocente social con le sue graziose immaginette) fossero i luoghi delle virtuali piazze, con il loro lati chiari e quelli oscuri, arriva TikTok con i suoi short video che trasforma il parrucchiere di quartiere in un mago del capello che in 3 secondi converte la sora Concetta in una fregna dai capelli al vento. Tutti sono chef, anche quello che spalma la marmellata sulla fetta biscottata lo fa con arte, tutti danno consigli di trucco/parrucco/moda/life-style, tutti sono maestri di vita. Spuntano fuori influencer più dei peli superflui sulle gambe post lametta, tettone e culi all’aria dall’alto del loro pensiero rivendicano i loro atti come necessità, anche se sono solo inutili scoregge. Oggi i blog si sono praticamente estinti e io mi chiedo perché ancora paghi a wordpress il mio piccolo “dominio”. Come tutto questo non bastasse arriva OnlyFans, il social dove ci si fa pagare per mostrare tette, culi, piedi zozzi e altre cose, forse potrei investirci anche io in questa roba mostrando a pago al mondo quanti peli del mio cane raccatto ogni giorno con la granata.
Non so cosa ci riserva il futuro, ma so che è facile sentirsi inadeguati in un mondo dove tutti corrono a dimostrare qualcosa, ma forse è meglio sentirsi inadeguati consapevolmente e prendere con leggerezza chi siamo e cosa diciamo.
PS era un bel po’ che non scrivevo un post, come faccio a metterlo su TikTok? (… scherzo eh!).

3 risposte a “Ci diamo troppa importanza”

  1. I blog non si sono estinti perché vanno piano. Ovvio che se non ci sei mai dimentichi che esistono.

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    1. Devo riscoprire questa bella lenta resistenza

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