Valentina Nappi, per chi non la conoscesse, è una giovane attrice di film porno, ha un blog che porta il suo nome, un suo spazio fra i blog di Micromega e scrive sulla sua pagina facebook. Ha fatto parlare di sé perché è un essere pensante e in questo nostro paese già ritenere che una donna, giovane o vecchia, bella o brutta che sia abbia opinioni e le sappia discutere, sembra destabilizzare molti.
Personalmente non sapevo della sua esistenza fino a quando non ho letto alcuni suoi post su facebook condivisi da molti dei miei contatti. Valentina Nappi parla un po’ di tutto, affronta problematiche sociali e ovviamente parla di sesso, nelle cose che scrive sembra nutrire una particolare avversione verso le femministe trascurando quanto alcune femministe, oggi e in passato, si siano adoperate affinché la libertà sessuale, anche la sua, non sia più un tabù. Sarebbe inutile per me sottolineare quanti pensieri diversi ci sono all’interno di un movimento nato per la parità fra i sessi, un movimento ancora necessario visto le condizioni di molte donne e bambine nel mondo. Negli ultimi anni la parola “femminista” per molti ha assunto un connotato negativo, se io oggi posso votare e rivendicare i miei diritti lo devo alle donne che prima di me hanno lottato e spero che in futuro altre donne abbiano la possibilità di essere libere e avere pari opportunità grazie alle lotte che altre persone stanno portando avanti ancora oggi. Ogni movimento è fatto da persone ed è per questo fallibile, gli errori ci sono stati, ci sono oggi e ci saranno anche in futuro ma trovo stupido e pericoloso fomentare l’odio verso un movimento cancellandone la storia e suoi meriti, per questo ho deciso di rispondere a Valentina Nappi riguardo alcune sue affermazioni.
“Sto lottando per la parità fra i sessi, la vera parità fra i sessi. Sto lottando contro un certo tipo di femminismo che vuole colpevolizzare gli uomini e punirli quando hanno i loro normali impulsi maschili. È pazzesco che molti uomini mi scrivano timorosi perché sono eccitati. Ormai ti contattano tutti dicendo scusa, sai, non so se vorresti. Hanno paura di essere additati come maniaci ormai. Per me questa è violenza di genere. Le femministe devono vivere male la loro vita, come quei cristiani che pensano che le donne siano tutte troie. La loro è solamente un altro tipo di repressione sessuale.”
Gli impulsi sessuali li abbiamo tutti, uomini e donne e su questo siamo tutti d’accordo, non è il movimento femminista che condanna il sesso ma sono sempre e solo le persone represse, uomini compresi. Francamente ritengo che ogni persona sia libera di fare sesso e allo stesso tempo sia libera di non farlo. La violenza di genere non ha niente a che vedere con questo, la violenza è supremazia, se un uomo insiste con me per fare sesso nonostante le miei ripetute risposte negative è un coglione e non credo per questo di causargli un trauma, il rifiuto lo subiamo tutti e per quanto possa ritenermi una donna libera non riesco a provare la gioia di fare sesso con una persona di cui non sono attratta, questa non è repressione ma una scelta. Posso essere libera e libertina, posso anche essere una libertina non libera e viceversa, ripeto: è sempre e solo una mia scelta personale.
“Va detta una cosa importantissima sulla violenza sulle donne. Su cento morti sul lavoro, 97 sono maschi e solo tre sono femmine. Da femmina sono incazzata per questo. Se pensate che questo non abbia a che fare con la violenza sulle donne, vi sbagliate. È un problema di ruoli. Finché ci saranno i ruoli e le differenze, ci sarà violenza di genere. La violenza di genere nasce dall’idea che la donna sia preziosa. Alle bambine si insegna che sono preziose, e da lì discende la logica delle fighe di legno. A tutte queste femministe fighe di legno che si riempiono la bocca di violenza sulle donne e sciocchezze del genere, dico: Datela!”
Potrei darla o non darla ma questo cosa cambierebbe? Quando parliamo di violenza sulle donne parliamo di violenza di genere che niente c’entra con i morti sul lavoro. I delitti per mano degli ex, dei fidanzati, dei mariti sono frutto di una mentalità millenaria che vede la donna come oggetto di appartenenza all’uomo. Esistono per ragioni di “appartenenza” drammi dove sono gli uomini ad essere succubi di tale violenza. Mescolare un dramma all’altro non serve ad altro che a fomentare l’odio di alcuni uomini verso le donne. Una cultura dove la donna è stata cancellata dalla storia, dove per secoli non ha potuto studiare, votare e decidere liberamente della propria vita è difficile da superare.
Se si ha veramente a cuore la piaga delle morti sul lavoro ci si batte affinché siano assicurati tutti gli strumenti di prevenzione. Gli uomini per mentalità della società e per la struttura fisica sono maggiormente occupati in mansioni pericolose, in molte culture invece si preferisce favorire l’istruzione ai bambini, le bambine che svolgono lavori domestici, esposte a pericoli come il fuoco e il gas, sostanze chimiche e uso di strumenti pericolosi, sono più di un milione. Alla luce di questo che senso ha fare un guazzabuglio dei diritti di alcune categorie a scapito di altre? Se ho un’unica base nella mia vita è quella di ripartire sempre dai diritti umani, mi batto contro il razzismo, contro l’omotransfobia, contro le morti sul lavoro, per la parità di tutti i generi e per questo quando parlo di omofofobia non dico cose del tipo: “Si gli omosessuali in alcuni paesi vengono uccisi ma sono una minor parte di morti di fronte ai bambini mandati a fare i soldati nelle varie guerre nel mondo”, e le foibe allora?
“È tutto troppo sbilanciato a favore delle donne. Sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico e a decidere se fare sesso o meno, almeno nel mondo etero. Non si sentono libere di vivere la propria sessualità. Magari lo fanno, ma di nascosto. Questo grazie anche alle teorie di alcune femministe. Ci vuole più promiscuità sessuale, ci vuole una società in cui si fa sesso come si mangia.”
Un mondo sbilanciato a favore delle donne? Forse sta parlando di un universo parallelo perché su questo pianeta succede che 50.000.000 di persone in India nell’arco di 3 generazioni sono state sistematicamente sterminate poiché femmine. In Cina, come riporta Reggie Littlejohn fondatrice di Women’s Rights Without Frontiers, la politica del figlio unico provoca più violenza contro le donne e le bambine di ogni altra politica ufficiale nella storia mondiale.
In Siria, in alcune zone controllate dai fondamentalisti , sono state imposte regole che opprimono la libertà di movimento delle donne e delle ragazze. Secondo uno studio di unwomen.org i matrimoni che vedono coinvolte le bambine e la violenza domestica sono in aumento nelle famiglie dei rifugiati. I bambini rifugiati crescono sempre più indigenti, per questa ragione i genitori sono più inclini a togliere le loro figlie dalle scuole o a farle sposare in giovane età in cambio di doti. Il matrimonio precoce è visto come un modo per garantire che le figlie siano curate e nutrite e grazie alla dote, questo crea un piccolo reddito per la famiglia. Le donne e le ragazze vendute in matrimonio a volte vengono abbandonate o rivendute ai bordelli o ai trafficanti, in queste condizioni vengono ancor più sfruttate e abusate. Secondo i dati dell’Unicef, riferiti al 2012, nel pianeta sono 70.000.000 le bambine costrette a sposarsi per sopravvivere, queste bambine devono sopportare ogni forma di abuso e di violenza. La vita di queste giovanissime è invisibile agli occhi del mondo, nelle loro nazioni di provenienza, paesi in via di sviluppo, esse non rientrano in alcun programma assistenziale e previdenziale, sono vittime di violenze sessuale, discriminazioni, sfruttamento. Il problema culturale è enorme, il 53% di queste spose bambine è convinto che il marito, in alcune circostanze, sia legittimato a picchiarle. Queste giovanissime spose spesso rischiano di incorrere in malattie come l’HIV poiché non hanno né mezzi né informazioni per evitare il contagio.
Nel rapporto presentato nel 2012 sulla discriminazione delle femmine Terre des hommes riferiva che una bambina su 4 nel pianeta è vittima di abusi, le vittime minorenni di violenza sessuale sono 150 milioni, 16 milioni le mamme bambine, almeno 2 milioni e mezzo le minorenni che ricorrono all’aborto in strutture non adeguate e in situazioni altamente a rischio per la propria vita. Le ragazze che partoriscono e che hanno meno di 15 anni rischiano di morire di parto in una percentuale maggiore rispetto alle ragazze di 20 anni. 10 milioni sono le minorenni spesso costrette a sposarsi dai propri familiari a causa della povertà, bambine che se avessero avuto la possibilità di studiare avrebbero al contrario potuto garantire un reddito maggiore alle proprie famiglie. In paesi come l’India e la Cina la propria nascita se si appartiene al sesso femminile è spesso ostacolata, la mortalità fra le bambine supera del 75% quella dei bambini. I problemi relativi ad una scarsa nutrizione fanno si che le adolescenti in India sottopeso siano quasi la metà, in Eritrea sono il 40%, in Bangladesh il 35%, nelle zone andine del Perù il 70% delle ragazze soffre di anemia.
In Africa e in alcuni paesi medio-orientali e asiatici circa 12 milioni e mezzo di bambine sono vittime di mutilazioni genitali. Nelle zone dell’Africa centro-occidentale circa mezzo milione di adolescenti ai primi segni di pubertà subisce lo schiacciamento del seno, con pietre e metalli, da parte delle loro madri che con queste pratiche cercano di preservare le figlie dalle violenze sessuali. Le bambine che hanno subito le mutilazioni genitali, oltre al rischio d’infezioni con le relative terribili conseguenze e al dramma psicologico dovuto al trauma, hanno maggiori probabilità nel futuro di morire di parto, di partorire un bambino già morto, sono maggiormente soggette alle malattie che riguardano l’apparato genitale, riportano in una percentuale altamente maggiore della media danni al sistema riproduttivo e significative disfunzioni sessuali.
Nel Febbraio 2013 l’Irin (agenzia di stampa umanitaria dell’ONU) ha pubblicato l’analisi “Girl child soldiers face new battles in civilian life” che riporta l’aspetto delle bambine soldato nella tragedia dei minori che sono costretti a combattere nei vari conflitti, spesso dimenticati, nel mondo. Molte di queste bambine vengono reclutate come schiave sessuali e non rientrano nei programmi di recupero del disarmo, il loro ritorno alla vita civile è soventemente ostacolato nei loro luoghi di provenienza poiché vengono considerate “disonorate”.
Nel nostro paese il fenomeno della prostituzione giovanile è venuto recentemente alla ribalta quando è stato scoperto il giro delle cosiddette baby-squillo dei Parioli, ragazzine che si prostituivano, in alcuni casi con la complicità delle madri, per denaro negli ambienti della Roma bene. Ne è seguito un lungo dibattito nei media, purtroppo l’attenzione che si dovrebbe riservare alle minorenni in ogni caso è stata scarsa. Poco si è parlato delle bambine, hanno fra i 13 e i 15 anni, di Napoli. Enzo Ciaccio, nel suo reportage (pubblicato da lettera43.it il 26 novembre 2013), aveva parlato di prostitute bambine dimenticate cedute ai clan dalle famiglie.
epcat.it (End Child Prostitution, Pornography and trafficking) riporta che nel nostro paese ogni anno arrivano centinaia di nuove baby-prostitute, già sfruttate nei loro territori di provenienza e trasportate nelle capitali europee con passaporti falsi. Lo sfruttamento sessuale in Italia e nel resto del mondo riguarda anche i bambini. Sempre in Italia, secondo i dati riportati da Save the Children, il lavoro minorile coinvolge circa 260.000 persone sotto i 16 anni, 30.000 ragazzi fra i 14 e i 15 anni sono a rischio sfruttamento con conseguenze per la salute, la sicurezza e l’integrità morale. Il 46% di questi lavoratori minorenni sono femmine. http://www.articolo21.org/2014/05/bringbackourgirls-i-diritti-negati-della-bambine-nel-mondo/
Se i drammi del pianeta fossero risolvibili favorendo la promiscuità sessuale e dando colpa alle femministe (che non la danno), il mondo sarebbe un luogo molto più semplice in cui vivere.
Con affetto
Sabrina Ancarola
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