#DIVERSIEINSIEME La bellezza dell’unicità: intervista a Zvona Vuckovic

Nella nostra società si osserva frequentemente una tendenza all’omologazione dei corpi.
L’unicità, sia delle qualità fisiche che intellettive, stenta ancora ad essere vista come un valore aggiunto. La diversità, quando non fa paura, destabilizza: una persona in qualche modo “diversa” rischia di dare adito a critiche in cui vengono palesati stereotipi dei benpensanti su come dovremmo essere.

Parlando di diversità come valore e non come limitazione, in occasione del contest#DIVERSIEINSIEME, abbiamo intervistato la splendida modella 57enne Zvona Vuckovic.

ZvonaZvona nasce a Zagabria, da bambina sogna di diventare una ballerina di danza classica ma la sua altezza le impedisce di proseguire questa carriera nel suo paese. Ancora giovanissima, si trasferisce negli Stati Uniti con la voglia di non soccombere agli stereotipi del mondo della danza e di trasformare la sua delusione in un’opportunità.
A 16 anni intraprende la carriera di modella e fra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 lavora con successo per vari designer, viaggiando per il mondo e vivendo a Parigi, Milano, Roma, Montreal e New York. Nel 1987, a New York, nasce la sua prima figlia Petra e nel 1992, a Firenze, la sua secondogenita Gala. Nel frattempo Zvona si separa dal marito e lascia il lavoro di modella per dedicarsi alla famiglia.

 

 

Ciao Zvona, so che tu negli anni ‘80 facevi la modella e poi, in tempi piuttosto recenti, hai ripreso con successo questa professione. Ci racconti cosa è successo?
Dopo la separazione da mio marito non è stato facile andare avanti da sola con due figlie e mi sono ritrovata a svolgere diversi lavori, anche come cameriera e cuoca: non era il mio mondo ma in quel momento avevo l’assoluta necessità di lavorare.
Avevo mantenuto comunque una relazione con le persone che avevo conosciuto nel mondo della moda ma nel frattempo mi ero lasciata crescere i capelli bianchi e non mi curavo per niente.
Non pensavo più al glamour e alle riviste patinate ma, inaspettatamente, qualche tempo fa, ho ricevuto una telefonata da una mia amica per un servizio fotografico.
Mi sono ritrovata così, con altre modelle dai capelli bianchi, sulle pagine di Donna Moderna e ho realizzato che con la mia diversità potevo fare colpo.

Trovi che il mondo della moda sia molto cambiato dagli anni ‘80 a oggi?
Domanda difficile … in un certo senso sono cambiate tante cose e tante no. Su come si presentano i vestiti alle sfilate è cambiato tutto: negli anni ‘80 le sfilate erano eventi in cui le modelle ballavano, avevano coreografie ed erano più carismatiche rispetto ad oggi,
Pat Cleveland, ad esempio, si riconosceva subito quando usciva sulla pedana.
Erano i tempi delle top model con i nomi più conosciuti, oggi invece le ragazze sono tutte uguali, si pone troppa attenzione sui capelli, il trucco e quant’altro, le vedi camminare sulle passerelle su e giù come soldati in marcia.

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Attualmente per chi stai lavorando?
Il mio ultimo servizio è stato a Milano per Toy Wacht, poi ho prestato la mia immagine per i gioielli di Leo Pizzo, per la nuova collezione della Golf tedesca prodotta da Italia Stress, per la Goldwell e recentemente ho fatto due editoriali per Donna Moderna.

Collaboro con diverse agenzie di Vienna, Francoforte, Amburgo, Düsseldorf, Berlino, Parigi, Milano, Firenze, Zagabria, Belgrado e New York.

E’ atipico, specie in Italia, vedere nella moda e nelle pubblicità, immagini di donne non più giovanissime o che comunque non rientrano in certi canoni stereotipati. All’estero invece possiamo osservare un’apertura maggiore rispetto a vari modelli di persone, un esempio sono le modelle cosiddette curvy o plus size, oppure modelle con caratteristiche particolari come Winnie Harlow nuova testimonial della Desigual e della Diesel affetta da vitiligine.
Pensi che qualcosa stia cambiando nell’industria della moda? Pensi che finalmente qualcuno si stia accorgendo che rappresentare varie tipologie di persone sia, oltre che un messaggio positivo, anche una buona leva di marketing?

Cambiano i tempi e cambia anche l’industria. Ci sono tanti esempi e credo che pian piano molti designer si stiano rendendo conto che la moda non è solo per i giovani e i belli. Quest’anno, alla settimana della moda di New York, Antonio Urzi ha presentato una collezione moda per e con persone affette da disabilità. La modella transessuale Andrej Pejic sfilava con abiti femminili anche prima dell’intervento di riassegnazione sessuale, Casey Legler e Elliott Sailor sono donne che sfilano con vestiti da uomo.

Mi auguro che questi cambiamenti accadano non solo per il profitto ma che siano anche frutto di maggiore apertura e consapevolezza.

Quest’anno, durante la settimana della moda a Milano, il brand Diliborio ha portato sulla passarella i suoi abiti indossati da attrici, ex modelle e altri personaggi, anche questo prova che si stanno cercando soluzioni nuove, diverse.

Che significato attribuisci alla bellezza?
Cito Francis Bacon: “L’immagine non esprime la parte migliore della bellezza. Non esiste la bellezza straordinaria senza che ci sia qualcosa di strano nell’aspetto fisico”. Come vedi l’età e l’esperienza mi hanno portato a vedere la bellezza interiore e non solo quella fisica.

Se da una parte vediamo che nel mondo della moda qualcosa sta cambiando, nella società ancora le differenze tendono ad essere poco accettate. Molte donne, specie in età giovanile, soffrono a causa del loro aspetto “non conformato”. Molte ragazze aspirano ad essere belle come alcune attrici o cantanti.
L’industria della chirurgia estetica fa sempre più affari d’oro e ci sono sempre più giovanissime che richiedono interventi per l’aumento del seno o per farsi la liposuzione. Recentemente alcune ragazzine hanno lanciato su Youtube l’idea di gonfiarsi le labbra con l’utilizzo di bicchierini con cui creare il sottovuoto e molte fra loro hanno riportato dei danni. Rischiamo davvero un futuro di persone tutte omologate a certi canoni estetici?

Spesso i giovani non hanno gli esempi giusti, non hanno bravi maestri da seguire, da cui imparare.
Posso portare il mio esempio di ragazzina infelice, non conforme poiché troppo magra e alta, ho sofferto di anoressia.

Come ben sappiamo spesso le relazioni con la madre, o con entrambi i genitori, possono portare a disturbi del comportamento che sfociano in problemi di salute. La società di certo non aiuta offrendo canoni ben definiti: le pubblicità, le riviste, propongono spesso lo stereotipo dei “belli-famosi-felici”.

Io sono scappata di casa a 16 anni con la speranza che, cambiando posto, tutto sarebbe
cambiato. Ho fatto una guerra contro la malattia per parecchi anni fino a che non ho chiesto aiuto: solo quando ho cominciato parlare con un terapeuta e sono diventata consapevole, ho capito che era possibile uscirne.

L’insoddisfazione verso noi stessi porta alla voglia di cambiare qualcosa all’esterno, nel fisico ma la sofferenza interna rimane. Dipende veramente da noi stessi valorizzare le nostre caratteristiche come uniche e straordinarie e metterle a disposizione della società.

Molte donne curano il loro aspetto, più che per una ricerca del proprio benessere, per farsi accettare dagli uomini, per trovare consensi. Perché secondo te?
Secondo me sono la paura di non essere accettate e l’insicurezza che portano a comportamenti di questo tipo: un uomo con carattere vede amore e bellezza negli occhi delle persone.

C’è un messaggio che vorresti dare alle ragazze più giovani?
Il messaggio è semplice: rimanete voi stesse con tutti i vostri pregi e i vostri difetti. Essere libere è la fortuna più grande, seguite i vostri sogni a qualunque costo e non arrendetevi mai!

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4 risposte a "#DIVERSIEINSIEME La bellezza dell’unicità: intervista a Zvona Vuckovic"

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  1. una donna che porta i suoi 57 anni non bene ma di più (è anche vero che con l’allungamento della vita media non è insolito trovare persone over 50 di aspetto relativamente giovanile) chissà se grazie alla genetica, alla palestra o a tutte e due non mi stupisce affatto che faccia ancora la modella.
    la bellezza di attrici e cantanti (e anche di alcuni loro colleghi maschi) non è qualcosa di impossibile, esistono anche persone comuni con quell’aspetto (anche se non possono permettersi economicamente certi abiti e certo make-up), comunque anche le persone genericamente “belle” non sono tutte identiche tra loro nè “omologate”

    e secondo me leggendo anche le riviste di gossip si evince come i “belli & famosi” siano felici o infelici come chiunque altro

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